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ARCONATI VISCONTI Giuseppe

09 aprile 1797 - 11 marzo 1873 Nominato il 08 ottobre 1865 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Terenzio Mamiani, Vicepresidente

Signori senatori! [...]
Mi duole, egregi colleghi, di non poter qui mettere fine a questi cenni necrologici, e a me tocchi l'amaro debito di annunziarvi che ieri appunto spegnevasi la vita preziosa del marchese Arconati, senatore del Regno. Ricordare le virtù di quest'uomo, davvero non è faccenda di poche parole, ed altri il farà con la estensione richiesta e in maniera molto più acconcia e proporzionata al merito singolarissimo.
Insino dal 1821 il marchese Arconati cominciò la vita travagliosa di esule e di proscritto; né per iperbole accenno alla proscrizione; perocché a quei tempi, quando anche non avesse egli pagato con la pena del capo l'amor suo grande alla patria ed ai principii di libertà, certo non isfuggiva nelle carceri dello Spielberg a una tetra e prolungata agonia, forse peggior della morte. Ad ogni modo vennergli allora sequestrate le pingui possidenze e l'effigie sua stette appesa alle forche. Ma la fortuna, questa volta non cieca, lo provvide opportunamente d'un largo patrimonio ereditato nel Belgio, dove si trasferì durante l'esilio e dove con ispecchiati costumi e l'esercizio d'ogni virtù, fece rispettabile agli stranieri il nome d'Italia, rispettabili e quasi sacre le sventure dei nostri sbanditi.
Nella lunga sua carriera, nelle differenti sue condizioni, in patria come nell'esilio, in casa, come in Senato, non solo non cambiò mai principii, ma non ebbe mai tanto o quanto a modificarli, perché s'informavano tutti alle massime più severe di moralità e di saggezza, e ad un amore d'Italia il più puro e disinteressato.
Ma la virtù principale e costante dell'animo suo fu la beneficenza, quasi direi sconfinata; e nessun nome andrà ricolmo di tante benedizioni, nessuna morte rimpianta e onorata di pubbliche lacrime e di secrete, quanto il nome, quanto la morte di questo illustre patrizio. Credesi dal volgo che la ricchezza rende beati gli uomini. Il saggio ne fa diverso giudicio. Ma per fermo la ricchezza diventa un dono celeste quando ella è usata come praticava ogni giorno, ogni istante, il venerando nostro collega.
Io non dubito di affermare, o Signori, che nonostante le esorbitanze di questi ultimi tempi, quando i facoltosi imitassero anche in parte la liberalità quotidiana e instancabile del senatore Arconati, le questioni sociali o sparirebbero interamente, ovvero entrerebbero in quella unica via la quale può temperare a grado per grado gli effetti più invidiosi e funesti delle umane disuguaglianze (Segni generali d'approvazione).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 12 marzo 1873.