ANNONI Aldo
02 settembre 1831 - 13 ottobre 1900 Nominato il 16 novembre 1876 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza VenetoCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Stanislao Cannizzaro, Vicepresidente
Signori senatori! [...]
Il senatore Aldo Annoni morto ad Ello su quel di Lecco il 13 ottobre scorso, era nato a Padova il 2 settembre 1831 da famiglia milanese cospicua per censo e lignaggio.
Egli seguì in gran parte della sua vita le orme del padre. Difatti il padre, conte Francesco, gli aveva dato un preclaro esempio di patriottismo non avendo esitato ai primi albori del 1848 ad abbandonare le blandizie della Corte di Vienna ed a gittare l'uniforme di colonnello austriaco per ridursi profugo in Piemonte. Ed il figlio ancor giovanissimo, non curando le molestie e le minacce della polizia austriaca, fu tra i più caldi patriotti dell'aristocrazia milanese.
Il padre gli aveva dato inoltre l'esempio di una ben intesa operosità non avendo disdegnato, benché ricchissimo, di dirigere personalmente la coltivazione dei suoi vasti poderi che migliorò cotanto. Il figlio educato a tale scuola, proseguì e compì l'opera del padre convinto anch'egli che la ricchezza non dispensi dall'obbligo del lavoro ma lo accresca e che sia missione sociale affidata ai ricchi l'attendere ad aumentare la produzione del loro patrimonio, accrescendo così colla propria, la ricchezza pubblica.
Coerente a ciò il senatore Annoni, laureato in legge, dopo aver esercitato per poco l'avvocatura e perfezionata la sua cultura nelle discipline economiche e finanziarie e nella economia rurale, rivolse la sua attività ad applicare le cognizioni acquistate ai vasti suoi possedimenti, migliorandone la coltura ed i congegni amministrativi e procurando altresì che ai benefici partecipassero i coloni, i fittaiuoli e i contadini del cui bene egli fu sempre grandemente sollecito.
Serbando poi religiosamente tutte le tradizioni paterne, egli non solo mantenne, ma estese l'ufficio di beneficenza che faceva parte integrale della vasta amministrazione paterna e pose grande cura che i generosi sussidi fossero distribuiti con oculati e civili criterii.
Il suo spirito benefico, l'indole sua affettuosa sotto una scorza rude, il desiderio di popolarità, l'ambiente della città ove cresceva il movimento industriale e gli studi di economia pubblica che veniva facendo in quell'ambiente, fecero nascere e coltivarono nel di lui animo un vivo interesse ed una decisa predilezione per tutte le istituzioni rivolte al miglioramento economico e morale delle classi che vivono del lavoro giornaliero.
Le cose che ho rammentato procurarono al conte Annoni di buon'ora la riputazione di uomo il quale alla perizia di solerte ed esperto amministratore, di competente economista e finanziere associava la beneficenza e la sollecitudine per le classi lavoratrici e spiegano come egli sia stato chiamato dai suoi concittadini ai numerosissimi uffici pubblici e come gli uomini della sinistra milanese, di quel partito cioè che fu detto prima democratico ed oggi popolare o radicale, si siano accostati a lui e lo abbiano riguardato per qualche tempo come uno di loro.
Fu perciò da essi appoggiato al Consiglio comunale ed anzi indicato come il loro sindaco, il giorno che fossero venuti al potere; ma non avendo egli potuto per la sua buona fede, per la sua competenza amministrativa e per il suo spirito conciliativo seguirli nelle intemperanze al Consiglio comunale, né secondarne i disegni alla Cassa di risparmio, perdé il loro favore ed allora si ritirò da ogni ingerenza nell'azienda comunale. Rimase però al Consiglio provinciale, ove rese notevoli servigi, ed a capo della Commissione reale di previdenza; e continuò ad essere presidente, o componente, delle più importanti amministrazioni di opere pie e di previdenza alle quali tutte volentieri prestò l'assidua opera sua e spesso il suo benefico e generoso concorso.
Tra le molteplici benemerenze del senatore Annoni, merita speciale ricordo il grande servizio reso alla città di Milano ed a tutta la economia nazionale col modo corretto ed oculato con cui esercitò l'ufficio di presidente della Cassa di risparmio, ufficio che gli era stato affidato dal ministro Depretis nel 1876.
Egli, resistendo risolutamente a tutte le sollecitazioni ed alle partigiane pressioni di coloro che si dicevano allora suoi amici politici, mantenne quel sapiente ordinamento e quelle severe discipline che il conte Alessandro Porro, suo predecessore, aveva introdotto in quell'importante istituto, del quale poté così assicurare l'avvenire.
I sinceri amici dell'Annoni hanno letto in questi giorni con compiacimento il telegramma dell'attuale sindaco di Milano onorevole Mussi, il quale attribuisce al senatore Annoni il merito "del meraviglioso incremento attuale della Cassa di risparmio di Lombardia".
Dell'autorità che nel mondo finanziario gli davano l'importanza dell'Istituto bancario che reggeva, l'altezza dell'ufficio che vi copriva e la competenza che vi aveva dimostrato, egli seppe giovarsi per soddisfare quella nobile ambizione che, come ho detto, dominava l'animo suo, di promuovere cioè tutte le istituzioni veramente utili ai lavoratori.
Quest'ambizione però non lo trascinò mai ad accogliere proposte, per quanto lusinghiero e simpatico a lui ne fosse l'intento, nelle quali temesse pericoli anche lontani per la solidità della Cassa di risparmio la cui custodia gli era affidata.
Tale prudenza è stata da alcuni economisti giudicata eccessiva timidezza. Non dubito però che la nostra storia finanziaria, tenendo conto di tutte le circostanze e dei risultati ottenuti, ne darà all'Annoni ed ai suoi cooperatori lode anziché biasimo.
Dovrei ora dilungarmi se volessi annoverare tutte le singole agevolazioni ed i singoli aiuti dall'Annoni procurati a banche popolari, a società di mutuo soccorso ed a varie opere di carità previdente.
Ricorderò soltanto le sue benemerenze in riguardo alle due più importanti leggi della nostra legislazione sociale.
Devesi al suo concorso ed alla sua zelante cooperazione coll'onorevole Luigi Luzzatti, allora speciale commissario del Governo, la riuscita degli accordi per la fondazione della Cassa nazionale di assicurazione per gl'infortuni sul lavoro. Egli inoltre curò poi con grande amore il sicuro avviamento di questo istituto ed altresì della Cassa nazionale di previdenza per la vecchiaia e per la invalidità degli operai.
Il conte Annoni fu deputato del collegio di Cuggiono nella XI e XII legislatura sedendo a destra dal 1874 al 1876. Nel marzo di questo anno si aggregò alla nuova maggioranza che si era formata intorno a Depretis.
Nel novembre 1876 fu nominato senatore.
La sua condotta parlamentare è pienamente spiegata dal suo spirito pratico e dalle tendenze che ho già indicate, cioè dalla missione che si era data di dedicarsi al miglioramento delle classi operaie. Fu perciò attratto al programma della sinistra temperata che prometteva provvedimenti diretti al fine che egli vagheggiava.
Per il medesimo motivo non mancò mai alle sedute della Camera e del Senato tutte le volte che vi si trattò di banche popolari, di casse di risparmio e di altri istituti di previdenza o di opere pie e di leggi che guarentivano gli operai; ed allora egli mostrossi efficace se non elegante oratore.
Alle sedute in cui si trattava di altri argomenti egli fu invero poco assiduo, preferendo dedicare il suo tempo e la sua energia ai vari uffici a cui era addetto in Milano e sopratutto alla presidenza della Cassa di risparmio, ufficio che egli esercitava con mirabile assiduità.
Auguriamo alla nostra Italia un gran numero di patrizi e di ricchi gentiluomini che seguano l'esempio del conte Annoni, associando la vigile cura del proprio patrimonio all'operosa sollecitudine per gl'interessi pubblici e per il miglioramento economico e morale delle classi lavoratrici. (Benissimo).[...]
GIANTURCO, ministro di grazia e giustizia. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GIANTURCO, ministro di grazia e giustizia. Con profondo cordoglio, in nome del Governo, mi associo alle nobilissime parole pronunciate dal nostro Presidente per commemorare i senatori [...], Annoni, [...] che hanno servito la nostra patria colla spada e con la penna, nell'esercizio di pubblici uffici, nel Senato e nella diplomazia, portando sempre un'alta nota di patriottismo e di virtù nell'esercizio di sì alte funzioni. [...]
VIGONI GIULIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
VIGONI GIULIO. Concittadino ed amico del compianto nostro collega il conte Aldo Annoni, ringrazio l'egregio nostro vicepresidente per la eletta e verace parola con la quale ne ha ricordato le virtù e le insigni benemerenze verso la patria e verso la sua città.
Ho detto verso la patria e verso la sua città, perché, se da un lato l'opera attiva e intelligente dell'Annoni rifulge in quasi tutte le questioni che si agitarono in Milano nella più lunga parte del periodo che seguì il risorgimento nazionale, essa si allarga pure al di là di questo campo ristretto, come ha benissimo ricordato il nostro Presidente, per l'impulso veramente efficace e pratico che ha dato ad alcune di quelle riforme e di quei provvedimenti economici che sono fra le caratteristiche dell'epoca moderna; alludo alla Cassa di risparmio, alla Cassa nazionale per gl'infortuni ed a quella per la vecchiaia degli operai.
Spero che il Senato, in mancanza di prossimi congiunti del conte Annoni, vorrà raccogliere la proposta di esprimere il nostro cordoglio alla città di Milano.
PRESIDENTE. Il senatore Vigoni propone che si mandino le condoglianze del Senato alla città di Milano per la morte del senatore Annoni.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi. (Approvato).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 novembre 1900.