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ANGIOLETTI Diego

18 gennaio 1822 - 29 gennaio 1905 Nominato il 08 ottobre 1865 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori.
Altri cinque colleghi abbiamo perduto nel periodo trascorso dalle ultime nostre sedute. [...]
Un altro senatore moriva altresì in Toscana, a Cascina (Pisa), il 29 gennaio testé scorso: il tenente generale Diego Angioletti, nato a Rio (Elba) il 18 gennaio 1822.
Di soli quindici anni, ammesso nei cadetti d'artiglieria di Livorno, ed ufficiale poi in quell'arma, fece la campagna del 1848, combattendo valorosamente gli Austriaci sotto Mantova, a Curtatone (dove si meritò la menzione onorevole al valore) ed a Goito. Promosso, nel 1849, dal Governo provvisorio toscano al grado di capitano per meriti di guerra, e ritenuto poi nullo quel grado dalla restaurata Signoria granducale, solo nel 1854 fu in esso ripristinato, passando nel 1855 allo Stato maggiore: e nel 1858 fu promosso maggiore.
Nominato tenente colonnello dal Governo provvisorio del 1859 e fatta la campagna di quell'anno alla testa del 5° reggimento toscano, salì al grado di colonnello, con quale passò nei ruoli dell'esercito italiano.
Maggior generale, comandò prima la brigata Livorno, poi la divisione di Bari, dopo essere stato per oltre un anno aiutante di campo di Vittorio Emanuele II.
Luogotenente generale del 1864, fu per circa due anni ministro della marina nel Gabinetto Lamarmora; ma si dimise nel giugno 1866 per recarsi a combattere, segnalandosi a capo della 10° divisione, e nel settembre fu mandato a Palermo per sedarvi la rivolta. Il modo con cui compì quella missione gli valse la commenda dell'Ordine militare di Savoia. Comandò successivamente le divisioni di Palermo e di Napoli, e nel 1870 venne sotto Roma con l'incarico di occupare l'Aventino, il Testaccio e i punti d'accesso a Trastevere. Ritiratosi nel 1874 dal comando della divisione di Napoli, fu nominato poco di poi presidente del Comitato delle armi di fanteria e cavalleria; ma chiese il ritiro definitivo dal servizio nel 1877.
Nominato senatore fin dall'8 ottobre 1865, prese per molto tempo parte attiva alle discussioni del Senato, anche in argomenti non militari; e l'autorevole sua parola fu sempre attentamente ascoltata. In questi ultimi anni si era ritirato a Cascina, dove morì.
Uomo di saldo carattere, sobrio di parole, cortese di modi, prode soldato, il senatore Angioletti lascia una degna pagina ed un utile esempio nella storia contemporanea del nostro paese.(Benissimo).
PEDOTTI, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PEDOTTI, ministro della guerra. In nome del Governo mi associo alle parole di compianto che l'illustre nostro Presidente ha pronunciato per i cinque colleghi testé defunti: in modo speciale, quale ministro della guerra, chiedo di poter aggiungere qualche parola in memoria del compianto generale Diego Angioletti.
Come vi fu ricordata nella commemorazione del Presidente, il generale Angioletti nacque nell'isola dell'Elba nell'anno 1822. Datosi alla carriera delle armi, trascorse gli anni suoi giovanili in quell'esercito toscano nel quale vibrarono sempre così alti i sentimenti della nazionale indipendenza; che, quando l'ora voluta dal fato venne a scoccare, nel 1859, italianamente comportandosi, rese possibile quella pacifica rivoluzione contro il Granduca Leopoldo che tanto doveva agevolare l'unificazione della patria.
Nel 1848, l'anno degli entusiasmi prepotenti che ebbero forza di spingere l'Arciduca austriaco di Toscana a prestar mano alla causa d'Italia e ad inviare truppe sui campi di Lombardia, l'Angioletti, allora sottotenente di artiglieria, fece parte di quella spedizione; e nella giornata di Curtatone e di Montanara, in cui i toscani parvero rinnovare le gesta gloriose di Grecia e di Roma e coll'eroica resistenza prepararono la vittoria di Goito, egli, il giovane artigliere, seppe distinguersi fra i prodi così da muovere il Granduca a decorarlo per il coraggio e per il contegno virile tenuto di fronte al nemico.
Passato nell'esercito nazionale dopo l'annessione della toscana, l'Angioletti vi si fece subito apprezzare, tanto che, quattro anni dopo, nel dicembre 1864, già salito ad alto grado, veniva a far parte del Ministero La Marmora in qualità di ministro della marina.
E da quella epoca entrava in Senato; di modo che egli era ora, non solo per età, ma per nomina, uno dei più vecchi componenti di questo consesso.
L'ufficio di ministro egli tenne, lodevolmente, fino ai primi del giugno 1866, quando nell'imminenza della guerra abbandonò il portafoglio e come comandante della decima divisione prese parte alla campagna.
È noto che questa divisione giunta tardi, né per colpa del suo comandante, sul campo di battaglia di Custoza, fu tenuta nell'inazione e quindi non ebbe allora modo di segnalarsi. Bensì toccò a lui, pochi mesi più tardi, come già il nostro Presidente ve lo ha ricordato, l'ingrato incarico di dirigere le operazioni militari per reprimere i disordini di Palermo; ingrato incarico; eppure egli seppe adempirlo con sì grande abilità e prudenza, con tanta savia energia, da riscuoterne larga messe di lode. Ma a lui toccò anche la ventura di congiungere il suo nome al fatto che pose il suggello all'unità della patria e che, storicamente parlando, è il più grande del secolo che da brevi anni si è consunto.
Nominato nel 1870 comandante della 9ª divisione mobilitata, una delle poche che mossero all'occupazione di Roma, il generale senatore Angioletti, vide e provò la gioia inenarrabile di quel giorno in cui le secolari italiche aspirazioni trovarono alfine il loro compimento.
Da quella data, per sempre memoranda, egli prestò ancora per alcuni anni importanti servizi allo Stato, così nell'esercizio dei supremi comandi militari, come in speciali studi ed uffizi ove la sua esperimentata capacità fu spesso posta a frutto. Ma poi, nel 1877 lasciò la milizia e si ridusse a vita privata. E nel ritiro, in oscurità voluta, pur partecipando ai lavori del Senato, trasse ancora più di un quarto di secolo della sua lunga esistenza in quella calma, in quella quiete di cui più sembrano provare bisogno e diletto quegli uomini che molto ed intensamente hanno operato e vissuto.
In nome dell'esercito io mando un ultimo, mesto e riverente saluto alla memoria del generale Diego Angioletti. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,7 febbraio 1905.