AMORE Nicola
18 aprile 1828 - 10 ottobre 1894 Nominato il 26 novembre 1884 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza CampaniaCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente
Signori senatori! [...]
Vivezza eccezionale d'ingegno, facondia, operosità portentose, furono doti del senatore Nicola Amore.
A Roccamonfina nato, in Napoli studiò, in quel foro primeggiò. Cittadino d'adozione, amò la grande metropoli con tutta la foga di un temperamento esuberante che sublimava gli affetti. La trasformazione edilizia dell'antica Partenope ne farà ai venturi la testimonianza che molti dei viventi gli niegarono, o di che gli fecero merito sulla bara soltanto.
A vent'anni stenografo della Camera elettiva, nei primi passi della vita ammirò i forti caratteri degli arditi difensori del popolare diritto: apprese a quali persecuzioni, a quali sacrifizi debba essere pronto chi alla cosa pubblica si dedica. Non l'impaurì il dramma cui quell'assaggio di libertà mise capo!
Allorché la mano di ferro che incombeva sovra Napoli si fece più leggiera, ed un'aura di libertà parve ricrearla, la magistratura lo attrasse: giudicò per breve in quel Tribunale. Rifiutò più tardi la procura regia di Mondovì; ebbe titolo, non ufficio, di consigliere d'appello a Trani.
La questura di Napoli, dopo averne retto il segretariato, governò; nulla pretermettendo per quasi cinque anni di quanto scaltrezza ed energia suggerivano per sradicare le male piante. Sgominò la camorra, sbaldanzì i Borbonici, il brigantaggio che spavaldo atterriva le porte della città, rintuzzò. Ciò ricordando il Ricasoli, ministro dell'interno, lo prepose nel 1866 alla pubblica sicurezza dello Stato, che egli diresse come la più alta delle magistrature d'un libero paese.
Infrattanto deputato di Teano, di Campobasso, di Napoli, di San Severo in quattro legislature (IX-XII), quantunque di rado parlasse, coll'abbondante parola e l'impeto del porgere sollevò la tribuna parlamentare ad affascinante altezza.
Miracolo di fulminea percezione, egli maestrevolmente dibatteva nel foro ogni più astruso argomento, per quanto discosto dagli usati studi suoi; non gli era ignoto, non risparmiava nessun lenocinio di forma; nessun argomento sfuggiva alla poderosa sua dialettica, che dalla contraddizione, anzi dal cozzo immaginoso degli opposti faceva sprigionare vividissimi bagliori.
Lottava colla voce, col gesto, colle ragioni come se le scagliasse contro gli avversari. Dalla persona fremente, quasi invasata da furore oratorio; dal velocissimo labbro prorompeva il vorticoso discorso.
Dove l'animo e l'ingegno e il cuore e l'operosità di Nicola Amore apparvero intieri e superarono ogni aspettazione, si fu nell'amministrare la idolatrata città della quale, per lungo tempo consigliere, durò per sei anni sindaco. Nell'epidemia che per la nona volta in cinquant'anni la flagellò mietendo quarantotto mila vite, fu esempio di abnegazione, sublime di carità e di coraggio, tanto più eroico quanto meno egli sprezzava il pericolo.
A tutto provvedendo, nulla arrestandolo, emulo dei più audaci, guida ai più impavidi fra il lezzo delle anguste e tortuose viuzze, fra gli effluvii deleterii, al letto dei morenti, in mezzo alla squallida miseria invocò per il suo popolo aria, luce, acqua che dalla putredine salvandolo, lo redimessero e lo sorgessero a vita morale e civile. (Benissimo).
Il segno dei valorosi lo premiò; lo premiò la nomina a senatore che ebbe nel novembre 1884: due alti attestati di sue benemerenze verso la maggiore città, anzi verso la patria italiana.
E in quest'Assemblea il solo suo discorso fu per raccomandarvi calorosamente nel gennaio dipoi, fra le unanimi vostre approvazioni, la legge sul risanamento. Vinta la quale in Parlamento, per ispirito di solidarietà nazionale, emulo dello slancio che da ogni angolo d'Italia aveva mosso a soccorso di Napoli, a cominciare dal Re, ogni ordine di cittadini, egli superò se stesso per ottenere che il Consiglio comunale convenisse nel partito per recarla inatto. E ne ebbe la suprema consolazione e l'altra insieme di vedere metter mano, sua mercé, al grande lavacro dei fomiti d'ogni malsania e d'ogni bruttura.
Come però si venne all'eseguire, un cumulo di opposti interessi, di sospetti e di dispetti risorse, ed il vincitore della grande lotta ne fu prostrato; strumento l'allargato suffragio. (Bene).
L'ostracismo dal comune fu al suo cuore piaga insanabile. Amava troppo Napoli per serbarne rancore, amava troppo quel popolo del quale egli rispecchiava temperamento, ingegno, fantasia per abbandonarsi a crucciosi lamenti. Attese fidente l'ora della giustizia ed intanto dedicandosi tutto all'"Albergo dei poveri" fece vedere come egli fosse sempre quel desso. E già apparivano i segni della pubblica resipiscenza, quando morte lo spense addì 10 di ottobre in età di pressoché sessantasei anni e mezzo.
Da quel giorno, per consenso generale, giustizia gli fu resa; quel dì per ingenuo impulso, per irresistibile sentenza di popolo incominciò l'apoteosi di Nicola Amore. Il qual ebbe il vanto di avere o nelle amministrazioni cittadine, o negli uffici locali dello Stato, data lunga prova a Napoli di una singolare caldezza, d'entusiastico affetto. Ne rimarrà a ricordo duraturo la fortezza con che consolò e risarcì i lutti della città diletta; ed il suo nome indissolubilmente congiunto all'opera del risanamento, con questa si perpetuerà nella riconoscenza dei posteri. (Benissimo - Vive congratulazioni).[...]
PRESIDENTE. Il senatore Sprovieri Francesco propone di far pervenire le condoglianze del Senato alle famiglie degli estinti testé commemorati.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvato).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1894.