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ALVISI Giacomo Giuseppe

28 marzo 1825 - 24 novembre 1892 Nominato il 16 marzo 1879 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! I lutti succedono ai lutti: ai troppi annunciativi ieri se ne aggiunge oggi un nuovo. A Castelfiorentino cessava di vivere ieri stesso, in età di sessantotto anni non ancora compiuti, il senatore Giacomo Giuseppe Alvisi.
Nato a Rovigo, ebbe da natura ingegno vivace e versatile tanto che nel 1854 poté addottorarsi a Padova in medicina e nel 1861 in giurisprudenza a Pisa. Patriotta, aveva dovuto cercare scampo in Toscana prima che la contrada natale fosse sottratta alla signoria straniera; ed in Firenze intese, colla foga e la vivezza che gli erano proprie, a studi di economia e ad istituti di credito, pur non pretermettendo di operare con ogni potere alla liberazione della sua Venezia. La quale, poiché fu dagli stranieri emancipata, mandò l'Alvisi a rappresentarla per ben cinque legislature alla Camera dei deputati; disputandoselo Feltre, Belluno e Chioggia.
Ascritto al Senato il 16 marzo 1879, di quest'Assemblea, come già dell'altro ramo del Parlamento, fu frequentatore assiduo ed operoso. Qui e là i bilanci, la pubblica economia, la finanza, l'ordinamento bancario furono gli argomenti ai quali di preferenza volse la mente, sui quali più di frequente si intrattenne. Né trasandò qualsiasi altro dei maggiori problemi sottoposti alle Camere, o riflettessero la politica estera o l'ordinamento interno dello Stato: sicché i resoconti parlamentari attestano della non ordinaria solerzia, in un alla attitudine di lui a trattare di disparatissimi affari. Nella quale azione non stanco per obiezioni che incontrasse, per ripulse che gliene venissero, perdurava costantemente, sembrando anzi che queste e quelle ne ringagliardissero la fibra, ne tenessero sempre più su la sicurezza dei propri opinamenti, la speranza che il loro trionfo dovesse incoronare la tenacia con cui li propugnava. Anzi non contento dell'arringo parlamentare, come già tempo aveva scritto di scienze e di storia, ora si era pure volto a pubblicazioni di politica, di economia e di finanza.
Fatto è che malgrado le contraddizioni, e nella Camera dei deputati e nel Senato, non solo molte e salde amicizie non gli fecero difetto, ma anzi lo proseguirono la benevolenza e la stima dei colleghi, tutti ravvisandone la rettitudine degli intenti, riconoscendone tutti la innata bontà. Lontano da oltre un anno per infermità delle nostre sedute, come altre volte egli se ne era meco doluto e scusato, anche iermattina mi pregava per lettera gli si condonasse la forzata assenza: poche ore dopo il telegrafo ne annunciava la morte!
Comunicandovi la quale, col cuore serrato di chi quasi si aggiri in un cimitero di memorie e di affetti, io vado certo, signori senatori, che al sentimento mio fa eco la mestizia del vostro per la morte di Giacomo Alvisi.(Benissimo. Vive approvazioni).
MAJORANA-CALATABIANO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAJORANA-CALATABIANO. Il senatore Alvisi come il senatore Marescotti già miei carissimi amici, appartennero a quella classe che ha rifuggito e rifugge dal mettere a fine dei propri sentimenti, delle proprie volontà, delle proprie azioni, il tornaconto personale; e lo Alvisi, ancor più che il Marescotti, molto lavorò, e ancor di più soffrì. Tentò di raggiungere il pubblico bene con i processi intellettuali, a volte arditi, seri certamente e commendevoli, comecché diversi, in parte notevole, da quelli che io stesso avrei divisato; mise in atto a quello scopo ogni lavoro di pensiero, di scrittura, di parola: e se non raggiunse larghi frutti in pro del bene pubblico, certamente li conseguì abbondantissimi in danno della propria azienda. Io penso peraltro che, appunto principalmente in ciò, è consistita la virtù dell'Alvisi che costantemente antepose i più nobili ideali all'interesse personale. Cotesta virtù è ben degna di commemorazione. E poiché ieri il Senato deliberò che ai parenti degli estinti sia mandato un mesto saluto per parte dei colleghi che gli hanno compianti; io prego ora il Senato, perché sia fatto altrettanto per la famiglia del senatore Alvisi, e ad essa sieno partecipate le parole in ricordo di lui pronunciate in questa tornata. (Bene).
PRESIDENTE. Come il Senato ha udito, il signor senatore Majorana propone piaccia al Senato di deliberare che siano fatte le condoglianze sue alla famiglia del compianto senatore Alvisi.
Pongo ai voti questa proposta.
Chi l'approva è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 novembre 1892.