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ALFIERI Vittorio

03 luglio 1863 - 08 novembre 1918 Nominato il 18 novembre 1917 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Umbria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Adeodato Bonasi, Presidente

Onorevoli colleghi. [...] Colpito da violenta malattia, cessava di vivere l'8 corrente a Musestre, in Provincia di Treviso, in un ospedaletto da campo, il senatore tenente generale Vittorio Alfieri, nato il 3 luglio 1863 a Perugia.
Dedicatosi alla carriera delle armi ed entrato prima nel Corpo di stato Maggiore e poi nel Corpo delle truppe coloniali del Benadir, per la svegliata intelligenza, per l'autorità e per lo studio, ascese rapidamente ai più alti gradi. Tenente generale nel 1916, fu scelto il 7 aprile a sottosegretario di Stato per la guerra e vi restò fino al giugno 1917, quando passò con lo stesso alto ufficio alle armi e munizioni.
Il 9 ottobre 1917 si dimise da tale carica ed ebbe il giorno seguente la nomina a sottosegretario di stato presso il Ministero dell'interno, con le funzioni di commissario generale per gli approvvigionamenti alimentari ed i consumi.
Dimessosi il 29 ottobre il Gabinetto presieduto dall'onorevole Boselli, fu chiamato a reggere in momenti così difficili il Ministero della guerra nel gabinetto Orlando, dal quale ufficio si dimise il 20 marzo 1918, avendo espresso il desiderio di assumere il comando di un corpo d'Armata al fronte. Ma il crudele destino ha voluto che proprio durante la battaglia la quale doveva consacrare il valore italiano e la nostra vittoria sul nemico secolare, egli si ammalasse e gemesse in un ospedale da campo, solo confortato dalla visione del tricolore che sventolava sulle nostre tanto agognate terre.
Vittorio Alfieri, insegnante alla scuola di guerra, comandante in Somalia, sottosegretario di Stato, commissario dei Consumi, ministro della guerra, comandante di corpo d'Armata mobilitato, ha in ogni ufficio mostrato la sua ferrea energia e il suo vivido ingegno, rendendo sempre servizi così segnalati che mai saranno dimenticati. [...]
ZUPELLI, ministro della guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZUPELLI, ministro della guerra. Un alto omaggio va reso, onorevoli colleghi, alla memoria del senatore tenente gererale Vittorio Alfieri.
L'equilibrio singolare di geniali doti della mente, congiunte ad una straordinaria attività di lavoro, già prima della guerra aveva assicurato un posto eminente fra gli ufficiali dell'esercito a lui, che alla Scuola di guerra, in uffici dello Stato maggiore e del Ministero, in comandi coloniali aveva reso servizi preziosi. Ognuno di voi sa poi quel che egli fece durante la guerra, organizzando da prima e dirigendo per lungo periodo l'Intendenza generale dell'esercito, coprendo poi le cariche di sottosegretario di Stato alla guerra e alle armi e munizioni, di commissario generale per gli approvvigionamenti e infine di ministro della guerra.
Egli assunse quest'ultima carica, quando un'ora oscura sembrava offuscare la fortuna delle armi d'Italia.
La fede serena e operosa che inspirò allora la sua opera contribuì a far superare la grave crisi e a preparare la luminosa rivincita, cui egli partecipò infine come comandante di un corpo d'Armata mobilitato.
Una malattia inesorabile troncò l'opera della sua agile mente e il battito del suo cuore buono; ma l'ala della vittoria più grande d'Italia sfiorò il suo letto di morte.
Se il suo destino sembra crudele, perché l'esistenza sua fu rotta anzi tempo, a soli cinquantacinque anni, pur conforta il pensiero che egli morì sapendo realizzato alfine il sogno secolare dell'indipendenza della patria.
L'esercito serberà il più riconoscente ricordo di questa figura di soldato, che incarnò alcune delle più belle espressioni della versatile genialità italica e che devotamente servì la patria in una grande ora di cimenti e di gloria (Vivissime approvazioni).
BERENINI, ministro dell'istruzione pubblica. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERENINI, ministro dell'istruzione pubblica. Le parole miste di riverenza e di affetto, con le quali l'illustre Presidente e tutti gli insigni oratori, che commemorarono i loro colleghi defunti, tributarono onore alla loro memoria, confermano la grande verità che il miglior serto che si può offrire in lode delle virtù dell'intelletto è quello che fu tessuto dalla bontà del cuore.
Onde io non so meglio dire la parola di cordoglio del Governo, che esprimendo in questo pensiero tutto l'animo mio pieno di devozione per la memoria dell'esempio, che essi han dato del loro cuore cogli atti della loro vita di scienziati, di cittadini, di patrioti. Alla memoria dei senatori Torlonia, Senise, Todaro, Dini vada dunque questo omaggio devoto del Governo, che vuole essere interprete di un sentimento di uguale devozione del paese.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 novembre 1918.