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ALBRICCI Alberico

06 dicembre 1864 - 02 aprile 1936 Nominato il 31 luglio 1919 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Federzoni, Presidente

Dolorose perdite hanno prodotto nuovi vuoti nella nostra Assemblea, togliendole la cooperazione di colleghi eminenti ed amati. [...]
Il generale Alberico Albricci aveva un posto elevato fra i più valorosi e geniali condottieri rivelati dalla grande guerra. Comandante della brigata Basilicata nel 1915; capo di Stato maggiore della 1ª Armata nel 1916, al momento della resistenza e della controffensiva su l'Altipiano d'Asiago; comandante, nel 1917, della 5ª divisione nella zona dell'Adamello, e poi del II corpo d'Armata oltre l'Isonzo e sul Piave, egli si era già affermato brillantemente per le sue rare capacità di organizzazione, di comando e di ardimento. Ma il generale Albricci doveva offrire la dimostrazione massima delle sue alte qualità militari unite a una singolare finezza di intuito diplomatico, nell'esercizio del delicato e gravoso incarico commessogli nel 1918, allorché egli fu inviato col suo glorioso e provato II corpo d'Armata in uno dei tratti più contrastati del fronte francese.
Egli fu totalmente all'altezza della responsabilità affidatagli, che era molto notevole, persuadendo presto gli alleati non meno che il nemico quanto fosse efficace l'intervento del contingente italiano, nel quale la sapienza del comandante era pari all'indomito eroismo degli ufficiali e dei soldati. Così il nome di Albricci rimase legato, nella storia della grande guerra, ai fasti sanguinosi di Bligny, dei ponti di Vally, di Chavonne, dello Chemin des Dames, pagine epiche scritte in terra di Francia dall'intrepidezza e dal sacrificio dei combattenti italiani.
La morte del generale Albricci, col rimpianto per la scomparsa di lui, ha ridestato il ricordo, che era parso talvolta affievolirsi, dei 4000 caduti sotto la nostra bandiera a difesa del suolo francese. Albricci e i suoi prodi avranno, più preziosa e significativa di qualsiasi gratitudine, l'ammirazione dei secoli.
DE VECCHI DI VAL CISMON, ministro dell'educazione nazionale. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE VECCHI DI VAL CISMON, ministro dell'educazione nazionale.Il Governo si associa alle nobili parole pronunziate dal presidente di questa Assemblea in memoria dei senatori scomparsi.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,18 maggio 1936.