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ALBINI Giuseppe

22 gennaio 1863 - 07 dicembre 1933 Nominato il 18 settembre 1924 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Luigi Federzoni, Presidente

"PRESIDENTE. Numerose e gravi perdite hanno dolorosamente colpito il Senato durante l'interruzione delle nostre sedute. Uomini di alto prestigio intellettuale, fra i più eminenti nella vita culturale della Nazione, antichi e insigni parlamentari, nei quali l'autorità era eguale alla esperienza, benemeriti servitori dello Stato, patrioti di incorrotta esemplare fedeltà agli ideali, donde l'Italia nuova ha tratto le energie per la propria rigenerazione, hanno lasciato in quest'aula ricordi e rimpianti che oggi incombono su noi con tanta più accorata mestizia per l'impossibilità di una degna rievocazione.
(...)
Né vi ritornerà più un altro grande latino, il nostro Giuseppe Albini, l'alunno casto e gentile di quel Virgilio a cui egli con esperta finezza di artista e di umanista seppe apprestare una schietta veste italiana. Romagnolo di Saludecio, Giuseppe Albini fu il fratello spirituale di Giovanni Pascoli, con minor ala e con più rigorosa fedeltà ai fasti classici della sua terra. La letteratura romana non ebbe dopo il Gandino e lo stesso Pascoli, un cultore più dotto né più geniale, né alcuno che sapesse meglio estrarne un vivo e salutare alimento per le anime. Questo senso augusto di latinità doveva fare di Giuseppe Albini, spontaneamente, un uomo dell'Italia ridiventata romana. Ma egli fu fascista, il 21 novembre 1920, a Bologna, per battesimo del fuoco. Stava parlando, nella sala consiliare di Palazzo d' Accursio a nome della minoranza di combattenti e di onesti, contro la beffarda ostilità degli sciagurati facinorosi che avevano usurpato il Comune, allorché proruppe la ferocia dell'agguato e corse il sangue. Il contegno serenamente virile di Giuseppe Albini fu pari in quella giornata di battaglia all'impavidità dei suoi giovani camerati, che col sacrificio e con l'ardore rivoluzionario dovevano da allora offrire così poderoso contributo alla riscossa bandita e iniziata dal Duce. E nei ranghi del Fascismo egli militò, coprendo con saviezza e con coscienza importantissimi uffici nelle gerarchie del Regime, esempio a ciascuno di scrupolosa rettitudine e di aristocratico disinteresse.
A lui, e a tutti gli altri Colleghi che abbiamo perduto, si rivolgono il nostro pensiero memore e il nostro rimpianto.
MUSSOLINI, Capo del Governo, Primo Ministro. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI, Capo del Governo, Primo Ministro. Il Governo si associa alle nobili parole del Presidente ed al cordoglio dell'Assemblea".

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 11 dicembre 1933.