senato.it | archivio storico

ACQUAVIVA Luigi

20 dicembre 1812 - 29 settembre 1898 Nominato il 20 novembre 1860 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Campania

Commemorazione

 

Giuseppe Sarracco, Presidente
Signori Senatori!
Ora devo compiere un mesto ufficio che è quello di commemorare la vita dei colleghi che furono rapiti
da morte nel corso delle vacanze parlamentari. [...]
Nel 29 settembre, moriva in Giulianova Luigi Acquaviva di Aragona, duca di Atri, di quella antica nobilissima famiglia, le cui memorie risalgono ad un Rinaldo che s'ebbe da Arrigo IV imperatore, e re di Sicilia, numerosi feudi e baronie, negli Abruzzi e nella Marca d'Ancona. Egli era nato a Napoli nel 1812, ed aveva pertanto raggiunto gli 86 anni del viver suo, quando morte lo colse colà, d'onde non si muoveva quasi più da buon numero di anni.
Il duca di Atri aveva fino da giovinetto, insieme coi fratelli, Andrea e Carlo, lavorato ad abbattere il dispotismo borbonico, e prese parte attiva alla rivoluzione del 1848, ond'ebbe di poi a soffrire nella persona, e negli averi dalla reazione trionfante. Non è quindi da stupire se i moti del 1860 lo abbiano trovato fra le fila dei migliori patrioti, che si adoperarono in servizio della patria grande. Di lui si deve particolarmente ricordare, che fu comandante in secondo della guardia nazionale di Napoli col grado di maggior generale, e piace soggiungere che nell'esercizio delle sue funzioni spiegò sempre uno zelo ed una devozione ammirabile, che gli procacciarono la stima e l'amore de' suoi concittadini, e lo fecero giustamente segno alle più onorevoli distinzioni del Governo, che più tardi, lo nominava grande ufficiale dell'Ordine mauriziano.
La nomina del duca d'Atri a senatore del Regno risale al 20 giugno [sic] 1861, ma da parecchio tempo la tarda età non gli consentiva più di prender parte alle sedute del Senato. Il nobile vegliardo viveva in mezzo a' suoi, e colà, in Giulianova, era oggetto di generale venerazione, ed amato da tutti per la bontà dell'animo e per la carità inesauribile, talché una folla immensa partecipò commossa e piangente agli onori funebri resi a quel degno uomo, che ha lasciato largo desiderio di sé, e lunga memoria dei benefizi sparsi a larga mano sopra quelle popolazioni. (Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 18 novembre 1898.