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Istituzione dei ruoli del Ministero Beni culturali e ambientali

Commissione parlamentare per il parere al Governo sulle norme delegate per l'istituzione dei ruoli del Ministero dei Beni culturali e ambientali

Sintesi

VI legislatura (25 maggio 1972 - 4 luglio 1976)

La Commissione, composta da 11 senatori e 11 deputati, fu nominata al Senato e alla Camera il 12 marzo 1975 e si è costituita il 3 ottobre 1975*.
Presidente: sen. Pieraccini Giovanni, eletto il 3 ottobre 1975*.

*La data si riferisce all'annuncio in Aula dell'avvenuta costituzione della Commissione.

Il disegno di legge Conversione in legge del decreto-legge 14 dicembre 1974, n. 657, concernente la istituzione del Ministero per i beni culturali e per l'ambiente, di iniziativa governativa, fu presentato al Senato (n. 1848) il 19 dicembre 1974. Assegnato, per l'esame in sede referente, alla Commissione Affari costituzionali, che l'esaminò il 9 gennaio 1975, fu discusso dall'Assemblea il 15 e il 16 dello stesso mese e approvato, con emendamenti, in quest'ultima data. Trasmesso alla Camera (n. 3390) il 17 gennaio 1975 e assegnato, per l'esame in sede referente, alla Commissione Affari costituzionali, fu da questa esaminato il 22 gennaio; nello stesso giorno e il giorno seguente fu discusso dall'Assemblea che lo approvò definitivamente, assorbendo i disegni di legge n. 2909 e n. 3253. Divenne la legge 29 gennaio 1975, n. 5. Inizialmente, nel disegno di legge presentato dal Governo, non era prevista la Commissione consultiva di cui qui ci occupiamo; fu durante la sua discussione presso l'Assemblea di Palazzo Madama che il Governo presentò un articolo aggiuntivo contenente la delega a emanare norme aventi valore di legge per l'istituzione dei ruoli del Ministero per i beni culturali e ambientali, sulle quali era previsto il parere di una Commissione parlamentare consultiva. Nella stessa seduta del 16 gennaio 1975 il Governo propose anche di elevare i componenti, portando il numero sia dei senatori che dei deputati da nove a undici, nominati dai Presidenti delle rispettive Assemblee.

Il problema della salvaguardia e della valorizzazione dei beni archeologici, storico-artistici, archivistici, librari, ambientali e più in generale la tutela di ogni testimonianza di civiltà e di cultura del paese, non rappresentava una novità, sia per le istituzioni, che per l'opinione pubblica: un ampio dibattito era in atto già da anni, nelle più varie sedi. Basti qui ricordare la «Commissione d'indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio», istituita con la legge 26 aprile 1964, n. 310. Composta da 27 membri (16 parlamentari più 11 esperti) nominati dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica istruzione di concerto con il Ministro per i lavori pubblici, tale Commissione ministeriale aveva l'incarico di condurre una indagine sulle condizioni e «sulle esigenze in ordine alla tutela e alla valorizzazione delle cose di interesse storico, archeologico, artistico e del paesaggio e di formulare proposte concrete al fine di perseguire i seguenti obiettivi: 1) revisione delle leggi di tutela (in coordinamento, quando necessario, con quelle urbanistiche) nonché delle strutture e degli ordinamenti amministrativi e contabili; 2) ordinamento del personale, in rapporto alle effettive esigenze; 3) adeguamento dei mezzi finanziati» (legge n. 310/1964, art. 1). Attiva dal 1964 al 1967 e presieduta dall'onorevole Francesco Franceschini, essa definì la nozione di "bene culturale" e condusse un'indagine in merito al censimento e alla stato dei beni culturali in Italia. Il risultato del lavoro di questa Commissione fu espresso in 84 «Dichiarazioni» che sottolinearono anche lo stato di degrado e abbandono nonché la scarsa valorizzazione del patrimonio culturale italiano. La legge 29 gennaio 1975, n. 5 si posizionava, nei contenuti, in linea di continuità con le conclusioni della «Commissione Franceschini», come si può leggere nella relazione governativa che accompagnava il disegno di legge di conversione: «l'esigenza di offrire alle componenti culturali del paese ed alla collettività tutta un centro organico presso il quale le istanze relative alla salvaguardia dei beni culturali trovino il loro adeguato riconoscimento e possano efficacemente essere tenute presenti in ogni momento dello sviluppo socio-economico della collettività nazionale; la necessità di individuare prioritariamente l'essenza dei beni culturali, in adempimento dell'impegno, assunto già in sede di dichiarazioni programmatiche dinanzi al Parlamento, di un'immediata normalizzazione legislativa, inducono il Governo a presentare, con procedura d'urgenza, questo provvedimento diretto ad istituire un nuovo Ministero incentrato sulla gestione unitaria dei beni culturali e sulla protezione dell'ambiente al fine di assicurare l'organica tutela di interessi di estrema rilevanza sul piano interno ed internazionale».