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Uranio impoverito (XV leg.) - Documenti e Atti parlamentari1987 - 2008

Periodo di attività della Commissione: XV leg. (13 febbraio 2007 - 13 febbraio 2008)


La «Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, nonché le popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico» è stata istituita con deliberazione dell’11 ottobre 2006, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 247 del 23 ottobre 2006. Come previsto dall’articolo 3 di tale deliberazione, la Commissione era composta da 21 senatori nominati dal Presidente del Senato che designava anche il suo Presidente tra i predetti componenti. La Commissione si costituì con la nomina a suo Presidente della senatrice Brisca Menapace (nomina annunciata il 6 febbraio 2007) e con l'elezione, da parte della Commissione, degli altri membri dell'ufficio di Presidenza, avvenuta il 13 febbraio 2007.


Il 4 maggio 2006 era stata presentata dal senatore Malabarba e da altri senatori la proposta di inchiesta parlamentare concernente l’«Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono staccati munizionamenti, nonché le popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico» (Doc. XXII, n. 3). Tale documento venne assegnato in sede referente alla 4a Commissione permanente (Difesa) che l’esaminò tra giugno e settembre dello stesso anno. Assegnato di nuovo, ma questa volta in sede deliberante, alla stessa Commissione, il documento fu da questa discusso e approvato nella seduta pomeridiana dell'11 ottobre 2006, dando luogo alla deliberazione istitutiva.


La missione istituzionale affidata alla Commissione di inchiesta dall’articolo 1 della deliberazione istitutiva è stata caratterizzata da una sostanziale continuità con i compiti attribuiti alla omologa Commissione di inchiesta che aveva operato nella XIV legislatura. Per ragioni di continuità, essa ritenne di acquisire i dati raccolti e le conclusioni raggiunte, ancorché in modo necessariamente parziale e provvisorio, dalle omologhe Commissioni parlamentari e ministeriali che avevano operato nella precedente legislatura. Tale scelta era anche giustificata dall’ampliamento del mandato assegnatole. Se infatti in precedenza scopo precipuo dell'inchiesta era stato quello di verificare l'eventuale utilizzo in Italia o all'estero da parte delle Forze armate italiane di munizionamento all'uranio impoverito ovvero la loro esposizione agli effetti di tale materiale nei teatri operativi delle missioni internazionali, nella XV legislatura, proprio sulla base della deliberazione del Senato dell'11 ottobre 2006 e dell'esperienza acquisita, l'inchiesta prese in considerazione, oltre all'uranio impoverito, altri possibili fattori di rischio che avrebbero potuto innescare le patologie considerate: in modo particolare (ma non esclusivo) si presero in considerazione gli effetti della dispersione ambientale delle cosiddette «nanoparticelle» di metalli pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico che, sulla base delle risultanze scientifiche, per la loro forma e dimensione, sono anch'esse riconducibili all'esplosione di ordigni all'uranio impoverito. Inoltre, mentre l'attenzione delle precedenti inchieste si era appuntata sul personale militare, quella di questa Commissione allargò il suo spettro di azione anche alle popolazioni civili residenti «nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale». Uno dei primi problemi affrontati riguardò la difficoltà di disporre di dati completi e attendibili sui casi delle patologie oggetto dell'inchiesta, sia in riferimento al personale militare che alle popolazioni civili interessate. La verifica e la stima del fenomeno risultò infatti tutt'altro che agevole, come hanno dimostrato qualificati esperti e scienziati che furono interpellati al riguardo e che avevano da tempo avviato una serie di studi, per loro natura tuttavia parziali ed incompleti.


Occorre poi sottolineare la grande difficoltà, riscontrata dalla Commissione, dell’individuazione, in termini scientifici, di un rapporto diretto di causa-effetto (nesso di causalità) tra le patologie e l'esposizione all'uranio impoverito o ad altri fattori di rischio. La Commissione promosse quindi un'attività sistematica di raccolta dei dati presso i competenti uffici del Ministero della Difesa, mediante la formulazione di quesiti volti ad individuare il personale militare ammalato o deceduto tra quello che, nel periodo 1996-2006, aveva prestato servizio nelle missioni all'estero o nei poligoni di tiro in Italia. Le relative risposte furono acquisite per il tramite della Polizia giudiziaria presso tutti i Distretti e i Centri sanitari militari e trasmessi, per le necessarie valutazioni, all'Istituto superiore di sanità. Da una prima valutazione dell'Istituto, il materiale raccolto si rivelò interessante ma, ancora una volta, si fece presente che lo stesso aveva natura eterogenea e incompleta e che, comunque, un'analisi seria e scientificamente rigorosa avrebbe richiesto tempi piuttosto lunghi. Parallelamente, il Ministro della Difesa Arturo Parisi avviò un più generale processo di raccolta, aggiornamento e verifica dei dati, i cui risultati furono comunicati nel corso delle sedute del 9 ottobre e del 6 dicembre 2007: in queste sedute il Ministro Parisi espresse il suo desiderio che vi fosse la massima trasparenza sull’argomento, rifiutando la possibilità di segretare parte dell’audizione e fornì le cifre riguardanti tutto il personale militare italiano che risultò essersi ammalato di tumore maligno nel periodo 1996-2006 nei quattro teatri operativi principali presi in considerazione ai fini dell'inchiesta (Balcani, Iraq, Afghanistan e Libano). Peraltro, trattandosi di dati parziali e considerato che per poter disporre di serie indicazioni statistiche epidemiologicamente significative, riguardanti sia il personale militare che quello civile, sarebbe stato necessario sottoporle anche ad una valutazione comparativa per fasce di età, per tipi di tumore e per periodi di esposizione reali e corrispondenti all'impiego in zone a rischio, va ribadito il carattere approssimativo per difetto delle stime fatte. Proprio per queste ragioni, il 23 novembre 2007 fu costituito un apposito organismo di ricerca, denominato «Comitato per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della Difesa», composto da ricercatori di riconosciuta competenza scientifica prescelti, oltre che dal Ministero della Difesa, da quelli della salute e della ricerca, anche su indicazione della stessa Commissione.


La Commissione operò un fondamentale mutamento di prospettiva nell'impostazione del problema, invertendo, per così dire, l'onere della prova. Atteso infatti che le ricerche e i dati disponibili non consentivano di confermare, ma neanche di escludere, un possibile legame tra le patologie oggetto dell'inchiesta e l'esposizione all'uranio impoverito o ad altri agenti nocivi, la Commissione sostituì al nesso di causalità il “criterio di probabilità”, utilizzando strumenti statistico-probabilistici nella valutazione delle possibili cause delle patologie e sganciando, in un certo senso, l'effetto dalla causa. Non potendosi affermare - ma neppure escludere - la relazione tra l'evento morboso e la causa scatenante, il fatto stesso che l'evento si fosse verificato costituiva di per sé, a prescindere cioè dalla dimostrazione del nesso diretto, motivo sufficiente a determinare il diritto per le vittime delle patologie e per i loro familiari al ricorso agli strumenti indennitari previsti dalla legislazione vigente (compreso il riconoscimento della causa di servizio e della speciale elargizione) in tutti quei casi in cui l'Amministrazione militare non fosse in grado di escludere un nesso di causalità. D'altra parte, durante l'audizione dei consulenti e degli esperti svoltasi nella seduta del 4 ottobre 2007, fu chiaramente segnalata la natura genotossica dell'uranio impoverito, da un punto di vista sia chimico che radiologico. Va altresì ricordato che un aumento significativo dei linfomi di Hodgkin fra i militari italiani che avevano operato nei Balcani era già stato evidenziato nell'inchiesta condotta dalla cosiddetta «Commissione Mandelli» (istituita dal Ministero della Difesa nel 2000).


Vista la complessità, l'ampiezza e il rilievo anche sociale delle tematiche affrontate, il 21 dicembre 2007 fu presentata in Senato la proposta di proroga di un anno (Doc. XXII, n. 3-bis), sottoscritta dai rappresentanti di tutte le forze politiche e assegnata in sede deliberante alla Commissione Difesa, la cui discussione, iniziata nella seduta pomeridiana del 16 gennaio 2008, fu interrotta a causa dell'apertura della crisi del secondo Governo Prodi che decretò la fine della legislatura.


La Commissione approvò la relazione finale (relatore Brisca Menapace, Doc. XXII-bis, n. 2) il 12 febbraio 2008, trasmettendola alla Presidenza del Senato il giorno seguente.

Uranio impoverito (XV leg.) - Documenti e Atti parlamentari

1987 - 2008

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