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Femminicidio (XVII leg.) - Documenti e Atti parlamentari2004 - 2018

Periodo di attività della Commissione: XVII leg. (19 aprile 2017 - 5 marzo 2018)


La «Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere» è stata istituita con deliberazione del 18 gennaio 2017 del Senato della Repubblica, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 20 del 25 gennaio 2017. Si è costituita il 19 aprile 2017 con l'elezione a suo Presidente della senatrice Francesca Puglisi e con l'elezione degli altri membri dell'ufficio di Presidenza. Come stabilito dall'articolo 4 della deliberazione istitutiva, la Commissione era composta da venti senatori nominati dal Presidente del Senato, favorendo comunque l'equilibrata rappresentanza di senatrici e senatori.


Il 26 ottobre 2016 era stata comunicata alla Presidenza del Senato la proposta di istituire una «Commissione di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere», di iniziativa della senatrice Fedeli ed altri (Doc. XXII, n. 34). Assegnato alla Commissione Affari Costituzionali, per l'esame in sede referente, il 27 ottobre 2016, il Doc. XXII, n. 34 fu discusso dall'Assemblea il 17 e il 18 gennaio 2017, giorno, quest'ultimo, in cui fu approvato dando vita alla deliberazione istitutiva della Commissione.


Le ragioni poste alla base della proposta facevano riferimento innanzitutto ai dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Infatti, secondo quelli risalenti al 2002, la prima causa di uccisione nel mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni era l'omicidio da parte di persone conosciute, in particolare da parte di partner ed ex partner. Secondo, poi, il rapporto dell'OMS del 2013 (141 ricerche effettuate in 81 Paesi), la violenza contro le donne costituiva una questione strutturale globale, evidenziando che il 35 per cento delle donne subiva nel corso nella vita qualche forma di violenza e che tali fenomeni criminali colpivano le donne in maniera specifica nell'ambito familiare, spesso con motivazioni che poggiavano su una cultura discriminatoria, patriarcale e comune a tutti i Paesi del mondo.


Nell'ambito del diritto umanitario internazionale, i diritti delle donne sono affermati da numerose convenzioni dell'ONU e Carte regionali: la «Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna» (1979), ratificata dall'Italia ai sensi della legge 14 marzo 1985, n. 132; la «Convenzione interamericana sulla prevenzione, punizione e sradicamento della violenza contro le donne» di Belém do Pará (1994); la «Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica», redatta a Istanbul I'11 maggio 2011 e ratificata dall'Italia ai sensi della legge 27 giugno 2013, n. 77; il «Protocollo aggiuntivo alla Carta africana sui diritti dell'uomo e dei popoli» (Maputo, 2003). La Conferenza mondiale dell'ONU sulle donne di Pechino (1995) ha poi sancito ufficialmente che i diritti delle donne sono diritti umani e che la violenza di genere costituisce una violazione dei diritti fondamentali delle donne. Ne consegue pertanto, per gli Stati, l'obbligazione di garantire alle donne una vita libera da ogni forma di violenza. In questo quadro si ritenne, quindi, che anche per l'Italia fosse necessario verificare la propria capacità di esercitare in maniera adeguata la dovuta diligenza nella prevenzione e nel contrasto alla violenza maschile sulle donne seguendo gli standard internazionali indicati da quelle Convenzioni. Più in particolare, si considerò necessario rilevare le effettive dimensioni del femminicidio in Italia e la risposta istituzionale a tutte le forme di violenza che lo precedono, al fine di identificare in maniera puntuale le modifiche normative e le ulteriori misure necessarie a rimuovere gli ostacoli materiali che impedivano un'adeguata prevenzione del fenomeno, una efficiente protezione delle donne ed un celere risarcimento del danno.


In questo contesto il Senato approvò quindi la delibera istitutiva di tale Commissione avente il compito di: «a) svolgere indagini sulle reali dimensioni, condizioni, qualità e cause del femminicidio, inteso come uccisione di una donna, basata sul genere e, più in generale, di ogni forma di violenza di genere; b) monitorare la concreta attuazione della Convenzione di Istanbul e di ogni altro accordo sovranazionale e internazionale in materia, nonché della legislazione nazionale ispirata agli stessi principi, con particolare riguardo al decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119; c) accertare le possibili incongruità e carenze della normativa vigente rispetto al fine di tutelare la vittima della violenza e gli eventuali minori coinvolti; d) analizzare gli episodi di femminicidio, verificatisi a partire dal 2011, per accertare se siano riscontrabili condizioni o comportamenti ricorrenti, valutabili sul piano statistico, allo scopo di orientare l'azione di prevenzione; e) accertare il livello di attenzione e la capacita d'intervento delle autorità e delle pubbliche amministrazioni, centrali e periferiche, competenti a svolgere attività di prevenzione e di assistenza; f) monitorare l'effettiva destinazione alle strutture che si occupano della violenza di genere delle risorse stanziate dal citato decreto-legge n. 93 del 2013 e dalle leggi di stabilità a partire da quella per il 2011; g) proporre soluzioni di carattere legislativo e amministrativo al fine di realizzare la più adeguata prevenzione e il più efficace contrasto del femminicidio e, più in generale, di ogni forma di violenza di genere, nonché di tutelare la vittima della violenza e gli eventuali minori coinvolti» (art. 2 della deliberazione istitutiva).


La Commissione impostò i suoi lavori concentrando la sua attività di inchiesta sull'ascolto delle associazioni e dei soggetti direttamente coinvolti nei casi di violenza, al fine di far emergere richieste, problematicità e anche le più efficaci modalità di accoglienza e trattamento; essa scelse di compiere un percorso che andò dall'ascolto dell'esperienza diretta sul vissuto di violenza di tante donne, all'esame del quadro normativo, all'analisi della destinazione delle risorse, all'attenzione nei confronti della correttezza della comunicazione tra istituzioni coinvolte e le tante associazioni attive in questo campo: tutti soggetti coinvolti con audizioni e ricezione di documenti.


La Commissione approvò la relazione conclusiva (relatore Puglisi, Doc. XXII-bis, n. 9) nella seduta del 6 febbraio 2018 e la comunicò alla Presidenza del Senato il successivo 5 marzo.

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