GOLGI Camillo
07 luglio 1843 - 21 gennaio 1926 Nominato il 14 giugno 1900 per la categoria 19 - I membri ordinari del Consiglio superiore di istruzione pubblica dopo sette anni di esercizio provenienza LombardiaCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente
Onorevoli colleghi, anche questo intervallo di lavori ci ha recato alcune perdite dolorose. [...]
Il 21 gennaio si è spenta una magnifica figura di scienziato che era anche un purissimo spirito italiano. In Pavia, che per lungo tempo aveva visto le sue mirabili e progressive ascensioni, il professore Camillo Golgi ha chiuso serenamente gli occhi. Lutto questo che supera i confini della patria, al pari della fama universale nella quale da decenni egli era salito.
Nato in Corteno il 7 luglio 1843, studiò medicina a Pavia laureandosi giovanissimo e nei laboratori di quella Università, assistente di maestri come Paolo Mantegazza e Giulio Bizzozzero che videro subito in lui la più alta speranza, egli venne formandosi a quel metodo rigoroso di indagine scientifica che doveva poi condurlo ai più geniali risultati.
Iniziato l'esercizio professionale nell'Ospedale di San Matteo in Pavia, primario poi dell'Ospedale di Abbiategrasso, egli, pur in un ambiente non ancora fornito dei moderni mezzi di ricerca, addentrandosi nello studio di quell'inestricabile complesso di organi che costituiscono il nostro sistema nervoso, per virtù del suo ingegno giungeva nel 1875 con meraviglioso sforzo alla scoperta della così detta reazione nera, la colorazione nera cioè che le cellule e fibre nervose assumono se trattate con sali d'argento. Fu scoperta della più alta importanza, che schiuse alla scienza nuovi orizzonti e rese infatti possibile allo stesso autore di penetrar subito la struttura e la funzione dei centri nervosi e ricostruirne tutto l'edificio dalla cellula agli organi costituenti il sistema. E mentre questi suoi studi, che capovolgevano i concetti tradizionali in materia, si diffondevano oltr'Alpe imponendosi alla riverenza ed all'ammirazione universale, Camillo Golgi saliva la Cattedra di Pavia, prima di istologia nel 1875, poi di patologia generale nel 1881, cattedra cui doveva consacrare, non meno che alla scienza, tutta la sua vita successiva.
Quanta luce sia venuta dalla sua feconda operosità non si potrà mai dire abbastanza. Di lui scienziato si può affermare che non vi sia stato argomento importante, anzitutto di anatomia, che egli abbia trascurato, e problemi che sembravano insormontabili ebbero da lui brillante soluzione, nuove particolarità di struttura di complessi organi furono da lui acutamente individuate. Onde come maestro di anatomia egli fu considerato tra i sommi, ma non meno il genio si rivela in lui negli studi di patologia. Dalla identificazione di una nuova categoria di tumori cerebrali, gli psamponi e della modificazione del rene nella nefrite alla spiegazione dell'intermittenza delle febbri malariche e in tale campo alla differenziazione delle varie specie di parassiti nel sangue e alla individuazione del loro ciclo di sviluppo, è tutta una serie di preziose conquiste nella campo della patologia, le quali condussero il Golgi stesso e dopo di lui altri a risultati profilattici del più alto valore.
Nella scuola era venerato dai colleghi e dai discepoli che egli anche fuori dall'Aula e del suo laboratorio seguiva col più grande amore. Fervido assertore di quel glorioso metodo sperimentale che rifugge dalle conclusioni non saldamente poggiate sulle prove dei fatti, fu sempre sua grande cura ispirare nei giovani la passione più viva per la ricerca, ma anche il più rigoroso sistema di lavoro e di pensiero, l'abitudine della più meditata critica sui risultati delle proprie indagini.
Gli altissimi meriti del Golgi ebbero il più largo riconoscimento: così, mentre nella scuola più volte fu rettore della sua prediletta Università e per lungo tempo fece parte del Consiglio Superiore della pubblica istruzione e poi del Consiglio superiore della Sanità, le più importanti accademia di tutto il mondo ritenevano ambito onore nominarlo socio, e numerosi istituti scientifici stranieri gli decretavano la laurea honoris causa; così i maggiori premi gli venivano conferiti per le sue opere, fra cui nel 1906 quello altissimo, il premio Nobel per le scienze mediche.
Camillo Golgi era senatore dal 14 giugno 1900 ed anche in Senato fece spesso sentire la sua autorevolissima parola in notevoli discussioni riguardanti le discipline mediche, gli studi universitari, i bilanci. Seppe sempre mantenersi al di sopra delle competizioni politiche, portando in ogni cosa il suo spirito superiore e sereno, una fede ardente nell'avvenire della patria. Durante la guerra si dedicò con la più grande abnegazione all'assistenza e alla cura dei nostri feriti; e quanti nell'Ospedale neurologico militare del collegio Borromeo cui egli seppe dare la più moderna e completa organizzazione, quanti, che gravi lesioni del sistema nervoso sembravano condannare alle più lunghe e dolorose sofferenze, ritrovarono la salvezza e la sanità in lui, mirabile armonizzatore dell'attività del neurologo e del chirurgo.
Noi non potremo giammai dimenticare questa luminosa figura che, pur avendo raggiunto i più alti fastigi della gloria, era di una modestia infinita. Chi ha avuto la fortuna di avvicinarlo ha potuto sentire quanta dolcezza, quanta bontà era in lui, anima semplice quanto superiore, cuore di rara nobiltà che fu sensibilissimo ad ogni opera di pietà, che la sua esistenza intera consacrò ad alleviare le sofferenze dell'umanità.
Sulla tomba di questo grande italiano noi ci inchiniamo con profonda commozione: noi sentiamo, o nostro grande amico, che, se le tue spoglie mortali, in quell'atteggiamento sereno che fu per te consueto, sono ora composte per l'eterno riposo, la tua grande figura vivrà sempre nei nostri cuori, come nelle tue opere imperiture, come nella riconoscenza infinita dell'umanità. Raccogliamoci, colleghi nel più vivo dolore ed inviamo alla desolata famiglia e alla città di Pavia l'espressione dei nostri accorati sentimenti. (Benissimo).[...]
FEDELE, ministro della pubblica istruzione.A nome del Governo mi associo alle commemorazioni fatte da S.E. il Presidente del Senato dei senatori [...] Come ministro della pubblica istruzione mi sia poi consentito di dire una particolare parola per il senatore Golgi, che fu veramente una grande, purissima gloria d'Italia, al cui nome egli accrebbe splendore con la lunga, infaticabile opera data fino all'estrema vecchiezza della scienza ed all'insegnamento. Il Presidente del Senato ha accennato alle sue numerose ed insigni scoperte nel campo della Istologia e della Patologia. Basterà ricordare i suoi preziosi contributi alla conoscenza delle febbri malariche con i quali egli dette veramente un grande impulso allo studio di un grave problema sociale. Mi sia lecito qui ricordare un gentile episodio. Quando, alcuni mesi or sono, S.M. il Re si recava a Pavia, e vi era trionfalmente accolto, suo primo pensiero fu quello d'inviare l'aiutante di campo in casa del senatore Golgi, già ammalato, a domandare notizie della sua salute; e, quando il corteo reale passò per le vie di Pavia sostò sotto la casa del Golgi brevemente. Il Golgi si sporgeva dalla finestra a spargere di rose la carrozza ove era il Re, mentre il Re, sorridendo, ricambiava il saluto. Era la scienza che s'inchinava davanti alla Maestà del Re; era l'Italia, nella persona del Re, che rendeva omaggio alla scienza italiana nel Golgi. La fama del Golgi era universalmente riconosciuta anche fuori d'Italia ed il conferimento del premio Nobel fu un degno riconoscimento del suoi altissimi meriti. Ora, mentre la schiera numerosa dei suoi discepoli piange la perdita dell'insigne maestro, io fo l'augurio che essi proseguano l'opera sua, e tengano sempre alto ed onorato nel mondo, come fece il Golgi, il nome della scienza italiana. (Approvazioni).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 gennaio 1926.