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FAINA Eugenio

02 aprile 1846 - 02 febbraio 1926 Nominato il 10 ottobre 1892 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Umbria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi, ancora una grave perdita è venuta a colpirci, colla morte del conte Eugenio Faina, spentosi il 2 corrente nella casa avita di San Venanzo che lo aveva veduto nascere il 2 aprile 1846. Dalla sua illustre patrizia famiglia aveva ereditato, insieme al censo cospicuo, magnanimi esempi di patriottismo e di dedizione al pubblico bene: valga a noi il ricordo del suo zio e nostro compianto collega, Zeffirino, benemerito patriota e valoroso combattente nel 1848. Ventenne appena, anche Eugenio Faina rispose al richiamo garibaldino per la liberazione del Veneto e partì volontario battendosi valorosamente a Varese.
L'anno seguente si laureò in giurisprudenza, ma il suo temperamento d'uomo d'azione e l'amore innato alla sua terra lo portarono principalmente verso un altro campo di studi e di attività: quello del progresso dell'agronomia e dell'agricoltura: ed a tali problemi, che hanno per l'Italia così vitale importanza, ben può dirsi aver egli dedicato tutta la sua esistenza. Ancor giovanissimo, aveva visitato l'Inghilterra per studiarne gli istituti e i sistemi agrari; poi volle in Olanda esaminare da vicino le opere della cooperazione e del mutualismo agrario, di cui fu instancabile propugnatore.
Intanto un bellissimo miraggio era arriso alla sua mente: quello di far sorgere, nella capitale della sua Umbria, un grande istituto che diffondesse e curasse con mezzi moderni e scientifici, l'istruzione agraria superiore. E il conte Faina riuscì con tenace lavoro di preparazione e di organizzazione a fondare in Perugia l'Istituto Superiore agrario, che ininterrottamente presiedé e della cui attività trentennale, così giovevole all'incremento delle scienze agricole in Italia, si accingeva ora a scrivere la relazione. E la sua grande valentia egli dimostrò non solo nel campo teorico, ma anche in quello pratico, poiché seppe attuare mirabili esperimenti di bonifica agraria, specialmente montana, e di silvicoltura nei suoi possedimenti, ottenendone risultati notevolissimi che illustrò poi in una delle sue numerose pubblicazioni. Ero io allora prefetto di Perugia ed ebbi così modo di ammirare ed amare quella meravigliosa regione e di concepire grande stima ed affettuosa amicizia per l'uomo insigne il quale con tanto amore e competenza attendeva all'andamento e allo sviluppo del suo prediletto istituto e nello stesso tempo con ardore illuminato perseguiva i progressi tecnici delle coltivazioni.
Venuto meritatamente in fama non solo nell'Umbria, ma in tutta Italia, il conte Faina fu chiamato a presiedere numerose associazioni agrarie e a far parte dei più importanti corpi consultivi, quali il Consiglio superiore dell'agricoltura, quello dell'istruzione agraria, la Commissione centrale censuaria ed altre. Ma il massimo riconoscimento del suo valore tecnico lo ebbe nel 1905, allorché Sua Maestà il Re, fondato provvidamente l'istituto internazionale di agricoltura, lo chiamò per primo a presiederlo e a guidarne la organizzazione iniziale.
Al parlamento apparteneva dal 1880, prima quale deputato di Orvieto per la XIV legislatura, poi del I collegio di Perugia per le tre successive legislature fino al 1892, nel quale anno, con decreto Reale del 10 ottobre, entrò a far parte della nostra Assemblea. Com'era stato laborioso e attivo deputato, fu benemerito membro del Senato, e partecipò sempre con assiduità e competenza incomparabili ai nostri lavori e alle nostre discussioni, specialmente in materia agraria e di finanza, e fu membro autorevole delle più importanti commissioni. Il suo nome resta soprattutto legato all'opera, altamente benemerita verso la patria, compiuta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni dei contadini nel Mezzogiorno: egli la presiedette e ne diresse e coordinò con spirito animatore il lungo e fruttuoso lavoro, scrivendone il riassunto nell'VIII volume, mirabile sintesi di un'opera veramente gigantesca, che doveva dotare la nostra letteratura agraria ed economica di documenti tanto fondamentali e poderosi.
Allo scoppiare dell'ultima guerra, spinto sempre da vivo ardore patriottico, volle il conte Faina arruolarsi volontario, raggiungendo con lungo ed effettivo servizio il grado di maggiore. Non potendo combattere sul campo, egli giovò assai alla patria in armi colla sua competenza e, quale Regio commissario, presiedé all'impiego della mano d'opera dei militari e dei prigionieri di guerra in favore dell'agricoltura e del rimboschimento, e diresse, fra l'altro, la sistemazione dei terreni sulla destra del Piave, quasi sotto il fuoco nemico.
Né cessò col cessar della guerra la sua attività molteplice assetata di bene: incoraggiato dai felici risultati ottenuti durante la guerra nelle sue terre e poi nell'Umbria, si dedicò, nell'immediato dopo guerra, con fervore di apostolo, a fondare le scuole pei contadini. E in quel triste periodo di smarrimento egli, colla parola e coll'esempio, combatté strenuamente per la restaurazione della disciplina nazionale, fino a prestare la sua opera di volontario contro i vergognosi scioperi nei pubblici servizi.
Ad ulteriore riconoscimento delle benemerenze da lui acquistate verso la silvicoltura e l'agricoltura nazionali, il Ministero dell'agricoltura nel 1922 gli assegnò, primo in Italia, la medaglia d'oro al merito.
Amantissimo della sua regione, Eugenio Faina sempre si adoperò per il bene dell'Umbria, sedendo ascoltato nei consessi amministrativi locali e propugnando caldamente ogni iniziativa che alla sua terra potesse giovare. E a meglio rilevare quale multiforme ingegno egli avesse, basti ricordare che, specialmente in gioventù, coltivò con amore l'archeologia, sopratutto per quanto riguarda le antichità etrusche, di cui tanto ricca è la sua regione, e preziosi cimeli radunò ed ordinò in un privato Museo Etrusco, acquistandosi rinomanza fra gli eruditi e conseguendo la nomina a membro dell'Istituto archeologico germanico di Berlino.
Eugenio Faina è stato mirabile esempio di patriottismo operante e illuminato, di alto intelletto, rivolto ad ogni manifestazione del bello e del buono, e insieme di grande innata gentilezza e mitezza d'animo. Non l'Umbria sola, ma l'Italia tutta piangono in lui un figlio amoroso, un cittadino altamente benemerito. Il Senato saluta con affetto la sua memoria e invia alla desolata famiglia ed alle città di Orvieto e di Perugia l'espressione del suo profondo cordoglio. (Approvazioni).
FEDERZONI, ministro dell'interno. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERZONI, ministro dell'interno. A nome del Governo mi associo alle eloquenti parole pronunciate dal Presidente di questa alta Assemblea per onorare la memoria di Eugenio Faina, il cui nome resterà esempio imperituro di invitto patriottismo e di inesauribile amore del pubblico bene. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 febbraio 1926.