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Giovanni Spadolinianni 1940 - 1994

Giovanni Spadolini nasce a Firenze il 21 giugno 1925. Nel novembre 1947 si laurea in giurisprudenza nell'ateneo fiorentino e intraprende subito un'intensa attività giornalistica. Nel 1948 inizia a collaborare a "Il Messaggero" e l'anno successivo a "Il Mondo" di Mario Pannunzio. Nel 1950 è incaricato dell'insegnamento di storia moderna II alla Facoltà di Scienze Politiche di Firenze, titolare di quella che diverrà dieci anni più tardi la prima cattedra in Italia di Storia contemporanea. Ha diretto il "Resto del Carlino" fra il 1955 e il 1968 e il "Corriere della Sera", dal 1968 e al 1972, negli anni difficili attraversati dalla contestazione e dalla strategia della tensione. E' poi la volta della collaborazione fissa a "La Stampa" di Torino, durata fino alla morte. Fin dagli anni Cinquanta ha diretto e animato la rivista culturale "Nuova Antologia", rivista che ha "salvato" nel 1978 affidandola alla Fondazione appositamente costituita, che ne cura la continuità, la qualità, l'indipendenza.
Nel 1972 Spadolini viene eletto senatore a Milano, come indipendente nelle file del Partito repubblicano italiano di Ugo La Malfa . E' stato presidente della Commissione Pubblica Istruzione e Belle arti di palazzo Madama, ministro-costituente per i Beni culturali e ambientali nel dicembre 1974, nel IV governo Moro: il dicastero fu da lui costituito attraverso un decreto legge, causa il grave degrado nel quale si trovava il patrimonio nazionale, e fu concepito nell'ottica di "sburocratizzare tutto ciò che era cultura" e di creare quella che Spadolini chiamava, con un certo orgoglio voltairiano, "la Repubblica dei saggi". Dopo questa importante esperienza nel 1979 diviene ministro della pubblica istruzione, nel quinto governo Andreotti e pochi mesi dopo la morte di Ugo La Malfa è eletto segretario nazionale del Partito Repubblicano. Con lui il partito superò per la prima volta nel 1983 il 5% dei consensi elettorali, raggiungendo il massimo storico.
Nel 1981 è chiamato dal presidente Sandro Pertini, dopo lo scandalo della P2 e nel pieno della crisi economica e morale, alla guida del primo governo laico, cioè non guidato da un esponente della democrazia cristiana, dalla proclamazione della Repubblica. I suoi due governi coincidono con i successi nella lotta al terrorismo, all'inflazione, alla corruzione e con il rafforzamento dei legami internazionali atlantici e europeisti dell'Italia. Nei successivi governi presieduti da Bettino Craxi, Spadolini è ministro della difesa dal 1983 al 1986. Nel luglio 1987 viene eletto al primo scrutinio presidente del Senato, con suffragio quasi plebiscitario e ricopre questa carica per l'intera durata della decima e undicesima legislatura: dal 2 luglio 1987 al 22 aprile 1992 e dal 24 aprile 1992 al 14 aprile 1994, poche settimane prima della morte avvenuta il 4 agosto 1994. Per i suoi alti meriti culturali il 2 maggio 1991 all'indomani della scomparsa di Cesare Merzagora, era stato nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Dalla Presidenza di Palazzo Madama Spadolini segue con attenzione gli sviluppi della crisi italiana e indica la necessità di affrontare il tema delle riforme attraverso un percorso realistico a piccoli passi, con un lavoro di ricerca paziente delle "cose possibili senza illusioni palingenetiche", rivolte a razionalizzare e modernizzare il sistema politico nato dalla Costituzione. Questo intento riformatore era già emerso nel 1982 quando Spadolini era riuscito a superare una crisi di governo partendo da un accordo sulle riforme istituzionali, codificato nel noto "decalogo" che comprendeva alcuni importanti provvedimenti: il nuovo ordinamento dei ministeri accanto a quello della Presidenza, un ridisegno delle autonomie locali, la correzione degli usi distorti dei referendum, la modifica della disciplina del voto segreto in Parlamento, una corsia preferenziale per i progetti governativi, nuovi meccanismi per il rispetto della norma costituzionale sulla copertura finanziaria delle leggi di spesa. Intuisce inoltre con anticipo la grave crisi attraversata dai partiti politici e la necessità di autoriformarsi.
Il suo impegno politico si intreccia sempre con quello intellettuale. Come presidente del Senato, così come nelle vesti di presidente del Consiglio, Spadolini studioso di storia, intellettuale arrivato alla politica nella seconda fase della sua vita, ha testimoniato con l'inesauribile impegno il nesso inscindibile fra politica e cultura. Accademico dei Lincei, ha ricoperto numerose cariche culturali presiedendo l'Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano (dal 1976 fino alla morte), la Giunta centrale degli studi storici, l'Istituto italiano di studi storici di Benedetto Croce, la Società toscana per la storia del Risorgimento.
Uomo di autentica cultura, storico, giornalista, politico, ha sviluppato il suo pensiero e la sua attività in più direzioni, tenendo insieme nel suo itinerario intellettuale e in tutto il suo operato il rigore dello storico, l'intuito del politico, le sintesi del giornalista, le qualità dello scrittore.
E' autore di oltre sessanta opere storiche e politiche, di cui alcune fondamentali, riguardanti soprattutto i rapporti fra Stato e Chiesa, la storia culturale e politica nazionale e quella del pensiero laico in Italia.
L'esordio del giovane storico avvenne nel 1948 con "Il '48. Realtà e leggenda di una rivoluzione". Due anni dopo, nel febbraio 1950, usciva "Il papato socialista", originale e provocatoria analisi della posizione del papato nei confronti della questione sociale, che ha conosciuto una lunga serie di edizioni e di ristampe.
I suoi primi corsi universitari, dedicati all'opposizione cattolica e laica nello stato italiano post-unitario anticiparono l'uscita nel 1954 de "L'Opposizione cattolica da Porta Pia al '98": un'analisi assolutamente indipendente dalle influenze o dai condizionamenti della storiografia ufficiale, che l'aveva sempre relegata ai margini la storia dei partiti politici. Parallelo a questo il versante dell'opposizione laica analizzato ne "I radicali dell'Ottocento" e ne "I repubblicani dopo l'unità", preceduti da vari scritti su periodici e riviste e raccolti in volume nel 1960. Ideale continuazione e naturale complemento de "L'opposizione cattolica", nel 1959, uscì "Giolitti e i cattolici", un libro il cui protagonista non era più il mondo cattolico, ma lo Stato liberale nella sua espressione giolittiana, che inizia un processo di assorbimento cauto, graduale, accorto del laicato credente.
Forte è l'interesse per Firenze, per i suoi protagonisti, per la sua storia. E' del 1950 il saggio dal titolo "La storia fiorentina"; un testo base che alimenterà più tardi, nel 1977, l'opera "Firenze mille anni", una storia essenziale della città. Spadolini aveva già pubblicato su Firenze due opere di grande successo: "Firenze capitale", nel 1966 e "Il 'Cesare Alfieri' nella storia d'Italia" (la vicenda centenaria della sua facoltà), nel 1975. Pochi anni dopo nasce, con un piano organico, la serie dedicata alla civiltà fiorentina, che alimenterà la collana delle "opere illustrate". In questo spirito si succedono le raccolte di scritti "Fra Vieusseux e Ricasoli" (1982), "Firenze fra '800 e '900" (1983) e gli studi originali su "La Firenze di Gino Capponi fra restaurazione e romanticismo" (1984), "La Nuova Antologia dal Risorgimento alla Repubblica. 1866 - 1988" (1988), "La Firenze di Pasquale Villari" (1989). Dalla metà degli anni Settanta ha curato una serie di opere e di scritti più memorialistici e direttamente politici, come i "Bloc - notes" affidati alla Casa editrice Longanesi. Prima ancora erano stati pubblicati i volumi "Cultura e politica" (1976), "L'Italia della ragione" (1978), "L'Italia dei laici" (1980), "Il mondo di Luigi Salvatorelli" (1980), "Il partito della democrazia" (1983), "L'Italia di minoranza" (1983), "La stagione del 'Mondo'" (1984), "Il debito con Croce" (1990), "Gobetti: un idea dell'Italia" (1993).
Fra le opere più significative è da ricordare "Gli uomini che fecero l'Italia", giunta dopo innumerevoli ristampe, nel 1993, all'edizione definitiva pubblicata da Longanesi in un unico volume di quasi mille pagine. Si tratta di una vasta galleria di ritratti che comprende centododici grandi personaggi dal Settecento al Novecento. E' "il compendio della mia vita" - scrisse nell'aprile 1993, in occasione dell'uscita di quella edizione riordinata e ristrutturata in via definitiva: un libro autobiografico, riassuntivo di una vita di studi e di impegno civile.

I documenti dell'archivio riflettono l'attività che Giovanni Spadolini ha svolto come studioso, e come politico, giornalista, storico, uomo delle istituzioni. I "luoghi" della sua vita coincidono con quelli nei quali si è sedimentato il materiale cartaceo della sua inesauribile operosità: a Roma piazza dei Caprettari sede del partito repubblicano, Palazzo Madama e il Collegio Romano, Palazzo Chigi, Palazzo Giustiniani; a Firenze Via Cavour, e Pian dei Giullari, nell'abitazione dove egli amava ritirarsi e dedicarsi alla scrittura e alla corrispondenza che più gli era cara, soprattutto negli ultimi anni. In questa sede è confluito gran parte dell'archivio Spadolini e in particolare le carte relative alla Direzione del "Resto del Carlino" e del "Corriere della Sera" (1955-72), quelle relative alla nascita del Ministero dei Beni Culturali (1974-1976), al Ministero della Pubblica Istruzione (1979) e alla Presidenza del Consiglio (1981-1982) già riordinate. Si trovano alla Villa di Pian dei Giullari, anche le carte relative agli anni giovanili (1947-1955), agli anni dell'inizio della sua attività politica come senatore del PRI e membro della Commissione Pubblica Istruzione (1972), quelle relative alla sua attività come Presidente della Commissione Pubblica Istruzione e ministro della Pubblica Istruzione (1976-1979), come segretario nazionale del PRI (1979-1987), e quelle relative agli anni del Ministero della Difesa (1983-1987). L'archivio di Giovanni Spadolini è sempre rimasto tutto accorpato, non è stato diviso né ha subito dispersioni.

Giovanni Spadolini

anni 1940 - 1994

Inventari cartecei e informatizzati.

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