Imposte sul bollo e sulla pubblicitĂ
Commissione parlamentare per la emanazione di nuove norme sulle imposte sul bollo e sulla pubblicitĂ
Commissione parlamentare prevista dalla legge 27 dicembre 1952, n. 3596, concernente la delega al Governo dell'esercizio della funzione legislativa per la emanazione di nuove norme sulle imposte di bollo e sulla pubblicitĂ
Sintesi
I legislatura (8 maggio 1948 - 24 giugno 1953)
II legislatura (25 giugno 1953 - 11 giugno 1958)
La Commissione, composta da 7 senatori e 7 deputati, fu nominata dai Presidenti del Senato e della Camera rispettivamente il 17 gennaio e il 3 febbraio 1953.
Nella II legislatura, la Commissione fu nominata il 18 dicembre 1953.
Il disegno di legge Delega al Governo dell'esercizio della funzione legislativa per l'emanazione di nuove norme sulle imposte sul bollo e sulla pubblicità, presentato dal Ministro delle Finanze e ad interim del Tesoro Vanoni, aveva essenzialmente il fine di semplificare e coordinare le numerose disposizioni legislative relative all'imposta di bollo: era opinione del Governo, infatti, che la pluralità degli atti soggetti a bollo, le molte disposizioni sulla materia contenute in leggi diverse e non sempre concordi, la molteplicità dei criteri di tassazione e delle aliquote, non rendevano sempre facile la pratica applicazione dell'imposta. Ciò era tanto più urgente in quanto, a differenza di altri tributi, l'imposta di bollo era di larga applicazione e generalmente era lo stesso contribuente a dover conoscere la misura della tassa da corrispondere, con la minaccia di eventuali sanzioni qualora non avesse interpretato esattamente la legge.
Secondariamente, il provvedimento aveva lo scopo di adeguare la tassa alla svalutazione monetaria. In effetti, l'imposta di bollo aveva origini remote e nel 1951, quando fu presentato il disegno di legge governativo, era ancora fondamentalmente disciplinata dal Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3268, anche se numerosi provvedimenti legislativi si erano susseguiti nel tempo, modificandolo parzialmente. Come si legge nella relazione governativa che accompagnava il testo del disegno di legge, «nel testo del 1923 esistevano 6 tagli di carta bollata (da lire 0,50, 2, 3, 4, 6 e 10), ma nel 1948, per sopperire al maggior onere derivante all'Erario dall'aumento dell'indennità di toga ai magistrati, agli avvocati e procuratori dello Stato, le tasse di bollo previste per gli atti giudiziari nella misura stabilita dall'articolo 2 del decreto legislativo 11 aprile 1947, n. 242 (da lire 16, 24, 32, 40, 60, 80) vennero aumentate del 40 per cento. In dipendenza di tale aumento e del conseguente arrotondamento delle unità di lira, furono creati altri tagli di carta bollata (da lire 25, 35, 45, 85, 115) che si aggiunsero a quelli già esistenti. Attualmente esistono ben 12 tipi di carta filigranata bollata ordinaria (da lire 12, 16, 24, 32, 35, 40, 45, 60, 80, 85, 115) senza enumerare i tipi di carta speciale (per certificati di casellario giudiziale, per depositi) [...] Trasformare questo tributo antiquato e complesso in tributo semplice e moderno è desiderio della dottrina e dei pratici, desiderio che il Governo intende realizzare» (Atto Camera n. 2358, I legislatura). Nel complesso, quindi, il provvedimento dettava le nuove norme sull'imposta di bollo ed una nuova tariffa sull'imposta medesima, mirando a: semplificare e riordinare radicalmente il tributo; perequare il carico tributario sui vari atti; adeguare le aliquote al mutato valore della moneta; facilitare la identificazione delle categorie degli atti imponibili; rendere più agevole il pagamento e l'accertamento dell'imposta. Il provvedimento autorizzava il Ministro delle finanze ad affidare ad Istituti di credito la distribuzione di valori bollati ai rivenditori secondari, mediante convenzione da approvarsi con proprio decreto, e il Governo a emanare nuove norme tributarie sulla pubblicità, nonché a stabilire le sanzioni per le trasgressioni delle norme sulle imposte sul bollo e sulla pubblicità.
Consapevole che, in ragione del suo tecnicismo, l'elaborazione di un nuovo disegno di legge organico ed esaustivo sulla materia richiedeva un lavoro complesso, il Governo aveva previsto nel provvedimento «la delega dell'esercizio della funzione legislativa, perché, con l'assistenza di una commissione parlamentare, venga predisposto uno schema di disegno di legge contenente nuove norme tanto sull'imposta di bollo quante sull'imposta relativa alla pubblicità», e, in conformità a quanto previsto dall'articolo 76 della Costituzione, esso enunciava negli articoli 2 e 5 i criteri direttivi cui il Governo si era ispirato nel disciplinare la materia. Inoltre, l'istituzione di una Commissione parlamentare consultiva, in presenza di decreti legislativi da approvare, era ormai considerata una consuetudine, come si legge nella relazione governativa: «l'articolo 7 prevede, secondo quella che è diventata una prassi costituzionale in materia, la costituzione di una commissione parlamentare incaricata di esprimere il proprio parere al Governo sulle norme e sulle tariffe da emanarsi in base alla delega, ove concessa».
Il disegno di legge governativo Delega al Governo dell'esercizio della funzione legislativa per l'emanazione di nuove norme sulle imposte sul bollo e sulla pubblicità, presentato alla Camera (n. 2358) il 28 novembre 1951, venne assegnato alla Commissione Finanze e Tesoro per l'esame in sede referente. Tale Commissione presentò all'Assemblea la sua relazione (n. 2358-A) il 3 giugno 1952 e l'Assemblea discusse il disegno di legge l'11 e il 15 luglio, data, quest'ultima, che vide la sua approvazione. Trasmesso al Senato (n. 2511) il 18 dello stesso mese e assegnato alla Commissione Finanze e Tesoro per l'esame in sede referente, il disegno di legge venne discusso e approvato definitivamente il 17 dicembre 1952 dall'Assemblea di Palazzo Madama, divenendo la legge 27 dicembre 1952, n. 3596.