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Ordinamento dell'amministrazione degli affari esteri e in materia consolare

Commissione parlamentare per il parere al Governo sulle norme delegate relative all'ordinamento dell'amministrazione degli affari esteri e in materia consolare

Sintesi

IV legislatura (16 maggio 1963 - 4 giugno 1968)


La Commissione, composta da 10 senatori e 10 deputati, fu nominata dai Presidenti del Senato della Camera rispettivamente il 29 e il 27 settembre 1965.

La presentazione del disegno di legge, di iniziativa governativa, Delega al Governo per l'emanazione di norme relative all'ordinamento dell'Amministrazione degli affari esteri trovava la sua ratio nella situazione in cui versava l'amministrazione degli affari esteri negli anni '60. Dopo la seconda guerra mondiale, l'evoluzione e l'espansione dei rapporti internazionali avevano moltiplicato i compiti istituzionali dei Ministeri degli esteri di molti Paesi e ciò aveva indotto molti Stati, come gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna, la Repubblica Federale Tedesca, a riordinarne l'Amministrazione. Inoltre la politica estera andava assumendo una dimensione e un'articolazione sempre più importanti, non solo per l'intensificarsi degli scambi commerciali, ma anche a causa dei processi di integrazione multilaterale: basti pensare alla nascita delle Comunità europee, dell'Unione europea occidentale, del Consiglio d'Europa, della NATO, dell'OCSE, dell'ONU con tutte le sue istituzioni specializzate, per citare soltanto gli organismi più importanti e che più direttamente interessavano i Paesi dell'Occidente. L'urgenza di porre mano alla modernizzazione e al potenziamento delle Amministrazioni degli esteri dei Paesi europei era testimoniata anche da due pubblicazioni edite in quegli anni riguardanti rispettivamente i problemi del nostro Ministero degli affari esteri e quelli analoghi del Foreign Office inglese: l'Indagine sulla diplomazia, pubblicata nel 1965 dall'Istituto per la documentazione e gli studi legislativi (ISLE, Indagine sulla diplomazia italiana. Problemi e prospettive, Milano, Giuffrè, 1965) e il «Rapporto Plowden» presentato al Parlamento inglese, concernente il servizio diplomatico britannico.

Nel caso specifico dell'Italia, il compito delle sue rappresentanze all'estero non si esauriva nell'assistenza ai nostri cittadini che operavano nel settore meramente commerciale: negli anni Cinquanta e Sessanta nuovi flussi migratori italiani andarono sviluppandosi, dirigendosi verso vari Paesi dell'Europa continentale (soprattutto in Svizzera, in Germania e in Francia), facendo acquisire un nuovo rilievo al lavoro dei Consoli e degli addetti all'emigrazione italiani.

Di fronte a questo sviluppo del ruolo delle relazioni internazionali, anche in Italia si sentì l'esigenza di adeguare gli strumenti della politica estera all'intensificazione degli scambi multilaterali, affinché questa potesse contare su mezzi più adeguati e solidi: ciò significava riformare gli organici e le strutture nonché destinare maggiori disponibilità finanziarie all'Amministrazione degli esteri, al fine di potenziarne l'azione. I problemi che bisognava affrontare si riassumevano in quattro punti fondamentali: persistenza di vecchie norme giuridiche che regolavano l'Amministrazione degli esteri che andavano superate e sistemate organicamente; esiguità del bilancio stanziato; scarsezza del personale; insufficienza delle strutture. Per ciò che concerne il primo punto, il disegno di legge presentato dal Governo mirava a riordinare in forma unitaria e armonica l'insieme delle norme che disciplinavano le cariche diplomatiche e gli uffici (nonché il personale) del Ministero degli affari esteri. Basti pensare che, al momento della presentazione del disegno di legge (ottobre 1963) era ancora in vigore il Regio decreto 28 gennaio 1866, n. 2804 che aveva resa esecutiva la legge consolare, risalente al Regno di Sardegna, del 15 agosto 1858.

Per quanto concerneva l'organizzazione dell'Amministrazione centrale degli Affari esteri, l'ultimo provvedimento emanato era stato il Regio decreto 25 agosto 1932, n. 1086. Successivi provvedimenti furono il Regio decreto 22 aprile 1937, n. 862, con cui si istituì il Consiglio del contenzioso diplomatico; il decreto del Capo provvisorio dello Stato 18 aprile 1947, n. 414, con il quale si istituì la carica di Segretario generale; la legge 8 luglio 1950, n. 572, che istituì presso il Ministero degli esteri la carica del Capo del Cerimoniale diplomatico della Repubblica.

Per ciò che concerne l'aspetto economico, gli stanziamenti dello stato di previsione della spesa del Ministero degli esteri, oltre a rappresentare una bassissima percentuale del bilancio generale dello Stato, avevano anche subito, nel tempo, una tendenza alla diminuzione: nell'esercizio finanziario 1937-38 gli stanziamenti ammontavano all'1,66 per cento, nel dopoguerra scesero all'1,08 per cento dell'esercizio 1954-55, poi allo 0,89 per cento del 1959-60 ed allo 0,68 per cento del 1965.

In merito al personale, con il Regio decreto 18 gennaio 1943, n. 23, era stata disciplinata l'assunzione e il trattamento del personale non di ruolo in servizio all'estero; con la legge 30 giugno 1956, n, 775, era stato istituito un «Ruolo speciale transitorio ad esaurimento»; con il decreto del Presidente della Repubblica 6 novembre 1960, n. 1665, era stata regolata la carriera dei servizi amministrativi; con la legge 4 giugno 1962, n. 524, erano stati definiti alcuni ruoli del Ministero degli affari esteri.

Il disegno di legge Delega al Governo per l'emanazione di norme relative all'ordinamento dell'Amministrazione degli affari esteri, presentato in Senato (n. 260) il 28 ottobre 1963, fu assegnato per l'esame in sede referente alla Commissione Esteri ed esaminato tra il 29 maggio 1964 e il 7 aprile 1965, per poi essere discusso e approvato, con emendamenti, dall'Assemblea il 25 maggio 1965. Trasmesso alla Camera (n. 2406) il 28 dello stesso mese ed esaminato in sede referente dalla Commissione Esteri il 25 giugno 1965, fu discusso dall'Assemblea il 5 e il 7 luglio 1965, data in cui fu approvato definitivamente. Divenne la legge 13 luglio 1965, n. 891.

Vista la complessità della materia, il disegno di legge governativo prevedeva la delega al Governo al fine di emanare i decreti disciplinanti l'ordinamento dell'Amministrazione degli affari esteri; su tali decreti era previsto il parere di questa Commissione consultiva la cui composizione, nel suo passaggio in Parlamento, mutò nel numero (da 8 senatori e 8 deputati passò a 10 senatori e 10 deputati) e nella qualità (esclusivamente parlamentare nel disegno di legge governativo, integrata da sei rappresentanti sindacali nominati dal Ministro per gli affari esteri nel provvedimento definitivo).