Nuovo statuto degli impiegati civili e altri dipendenti dello Stato
Commissione parlamentare consultiva prevista dall'art. 3 della legge 20 dicembre 1954, n. 1181, concernente la delega al Governo per l'emanazione delle norme relative al nuovo statuto degli impiegati civili e degli altri dipendenti dello Stato
Sintesi
II legislatura (25 giugno 1953 - 11 giugno 1958)
La Commissione, composta da 8 senatori e 8 deputati, fu nominata dai Presidenti del Senato e della Camera il 18 gennaio 1955.
Presidente: sen. Zotta
Il disegno di legge Delega al Governo per l'emanazione delle norme relative al nuovo statuto degli impiegati civili e degli altri dipendenti dello Stato, con il quale il Governo Pella (17 agosto 1953-12 gennaio 1954) richiedeva la delega per l'emanazione di nuove norme relative allo stato giuridico ed economico dell'insieme dei dipendenti dello Stato, mirando così a dare un nuovo assetto all'apparato burocratico dello Stato, «secondo un indirizzo più conforme ai moderni criteri di organizzazione amministrativa» (Atto Senato n. 232, II legislatura).
Fin dall'inizio degli anni '50, in ambito istituzionale, era avvertita l'esigenza di una maggiore efficienza e di una modernizzazione dell'ordinamento burocratico: già il VII Governo De Gasperi (26 luglio 1951-7 luglio 1953) aveva nella sua compagine la figura del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con incarico alla riforma burocratica; tale incarico fu ricoperto fino al Governo Scelba (10 febbraio 1954-22 giugno 1955) dal democristiano Roberto Lucifredi la cui opera mirò a razionalizzare l'organizzazione dell'amministrazione pubblica, anche ispirandosi a moderni modelli organizzativi di matrice anglosassone. Il ruolo di Lucifredi fu importante soprattutto sotto il profilo dello studio e dell'elaborazione di nuove tecniche organizzative degli uffici pubblici, al fine di semplificare e velocizzare la loro attività, pur mantenendo al riguardo una visione fortemente centralizzata.
Un effetto di questi studi fu il disegno di legge Delega al Governo per l'emanazione delle norme relative al nuovo statuto degli impiegati civili dello Stato, presentato in Senato (n. 2822) il 21 febbraio 1953 la cui aprovazione fu impedita dalla fine della I legislatura; tale disegno di legge, con alcune modificazioni, venne ripresentato nella II legislatura in Senato (n. 232) il 4 dicembre 1953 con il titolo Delega al Governo per l'emanazione delle norme relative al nuovo statuto degli impiegati civili e degli altri dipendenti dello Stato. Assegnato alla Commissione Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno per il suo esame in sede referente, fu discusso dall'Assemblea dal 7 al 22 luglio 1954, data, quest'ultima, in cui fu approvato con emendamenti. Trasmesso alla Camera (n. 1068) il 26 dello stesso mese, fu assegnato alla Commissione Affari interni per il suo esame in sede referente e discusso dall'Assemblea dal 28 ottobre al 3 dicembre 1954, quando fu approvato con emendamenti.
Trasmesso di nuovo al Senato (n. 232-B) il 6 dicembre 1954, dopo il suo esame in sede referente presso la Commissione Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, l'Assemblea di Palazzo Madama lo discusse e lo approvò definitivamente il 17 dicembre 1954. Divenne, con la promulga, la legge 20 dicembre 1954, n. 1181: essa, come già l'originario disegno di legge governativo, prevedeva l'istituzione di questa Commissione consultiva, incaricata di esprimere il parere sulle norme delegate al Governo. Nel progetto originario presentato dal Governo la Commissione sarebbe stata composta da 5 deputati e da 5 senatori, numero che poi venne portato a 7 durante l'esame presso la Commissione Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno del Senato e poi a 8 durante la discussione in Assemblea dello stesso ramo del Parlamento.
La relazione di maggioranza della Commissione Affari interni della Camera, redatta da Aldo Bozzi (Atto Camera n. 1068-A, II legislatura), recava anche un'approfondita e sofisticata disamina di due questioni pregiudiziali, proposte durante l'esame in Commissione in Senato e peraltro respinte: una di legittimità e una di merito. Sotto il primo profilo era stata sottolineata in primo luogo la dubbia costituzionalità della scelta dello strumento della delega in tale materia perché contrastante con l'articolo 97 della Costituzione che stabilisce che «i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge». In secondo luogo erano state sollevate perplessità sull'osservanza anche delle prescrizioni dell'articolo 76 della Costituzione, ossia se la delega rispettasse le condizioni stabilite da quest'articolo (determinazione dei princìpi e criteri direttivi; delega concessa per un tempo limitato e per un oggetto definito). Sotto il profilo di merito, si sottolineava poi la dubbia opportunità di far ricorso all'istituto della delegazione per disciplinare la materia degli impiegati statali.