Opere di sistemazione e difesa del suolo
Commissione parlamentare consultiva concernente autorizzazione di spese per l'esecuzione di opere di sistemazione e difesa del suolo
Sintesi
IV legislatura (16 maggio 1963 - 4 giugno 1968)
La Commissione, composta da 5 senatori e 5 deputati, fu nominata dai Presidenti del Senato e della Camera il 20 novembre 1967.
Fin dal XIX secolo la situazione idrogeologica del suolo italiano ha destato l'attenzione e spesso anche la preoccupazione sia dei cittadini che delle istituzioni. La tutela del suolo cominciò a essere percepita come un problema con il cambiamento della densità della popolazione che modificò il naturale rapporto fra l'uomo e l'ambiente: l'aumento della popolazione (prevalentemente occupata nell'agricoltura, già nel 1861 risultava essere di 26 milioni di abitanti) fece aumentare il bisogno di generi alimentari, spingendo a mettere a coltura anche terreni collinari e di montagna (prima coperti da boschi e da pascoli e poi disboscati e dissodati) e pianure, dopo essere state bonificate. L'equilibrio naturale ne risultò profondamente alterato e tale fenomeno venne accentuandosi nel ‘900, quando la popolazione italiana aumentò progressivamente, passando dai 26 milioni di abitanti del 1861 ai 52 milioni di abitanti del 1966. In tale alterazione dell'equilibrio del territorio, anche l'incremento dell'industrializzazione ebbe un ruolo fondamentale: successiva alla fase di intenso sviluppo agricolo appena descritta, la rivoluzione industriale guidò lo sviluppo economico del Paese, comportando un aumento dell'importanza delle città: esse, di conseguenza, ebbero un impetuoso sviluppo, estendendosi in maniera considerevole e industrializzando il territorio anche al di fuori del tessuto urbano. In tale contesto, con i disboscamenti e i dissodamenti delle montagne e delle colline, e con la bonifica delle paludi delle pianure, si venne a creare un regime delle acque del tutto diverso da quello naturale: spesso ciò che venne regolato artificialmente - creando costrizioni innaturali dei fiumi, sui quali, peraltro, erano sorte la maggior parte delle città e delle industrie - facilitò anche le esondazioni.
Era dunque necessario difendere questo patrimonio umano ed economico da tale potenziale minaccia, tanto più che dall'ottobre 1951 al novembre 1966 molti furono gli episodi alluvionali in Italia, le cui conseguenze erano strettamente legate più al fenomeno descritto che a un cambiamento del regime pluviometrico. Vanno ricordate: le alluvioni in Sicilia, Calabria e Sardegna dell'ottobre 1951; l'alluvione del Polesine del novembre 1951; l'alluvione in Val Camonica del luglio 1953; nel settembre 1953 l'alluvione in Val Trebbia e nelle provincie di Genova e Piacenza; nell'ottobre 1954 l'alluvione di Salerno (Vietri sul Mare, Cava de' Tirreni); nel settembre 1959 l'alluvione ad Ancona; nel settembre 1965 l'alluvione del Friuli; nel novembre 1966 l'alluvione di Grosseto, Firenze, Venezia e nel Triveneto (Veneto, Trentino e Friuli).
A seguito già delle prime alluvioni citate, venne varata la legge 19 marzo 1952, n. 184, Piano orientativo ai fini di una sistematica regolazione delle acque e relazione annua del Ministero dei lavori pubblici che prevedeva la presentazione al Parlamento, da parte del Ministro per i lavori pubblici, d'intesa con il Ministro per l'agricoltura e le foreste, di «un piano orientativo per tutto il complesso delle opere di difesa nei corsi d'acqua naturali nell'intero territorio della Repubblica» (art. 1). Oggetto del piano era «il problema della sistematica regolazione delle acque, sia ai fini della loro più razionale utilizzazione, sia a quelli della lotta contro l'erosione del suolo e della difesa del territorio contro le esondazioni dei corsi di acqua. Saranno indicati nel piano le opere da eseguirsi, lo stato dei progetti già formulati o in corso di esecuzione, l'approssimativo costo delle opere e le concrete possibilità di graduare nel tempo le fasi di esecuzione» (art. 2).
Il «Piano orientativo», presentato al Parlamento il 6 febbraio 1954, prevedeva la realizzazione in un trentennio di interventi considerati di maggiore importanza lungo i principali corsi d'acqua; ma dopo gli ulteriori eventi alluvionali del 1966, nonché l'intensificarsi di nuove forme di sfruttamento del territorio (l'aumento dell'utilizzazione del suolo per fini viari, urbanistici e industriali), si rendevano necessarie delle verifiche, sia in merito agli interventi realizzati, sia in merito ai finanziamenti necessari per le opere da realizzare ancora.
Tali verifiche furono peraltro indirettamente richieste dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, nell'assemblea generale tenuta il 16 novembre 1966: esso suggerì la costituzione di un'apposita commissione di studio che definisse le linee di una programmazione aggiornata delle opere da attuarsi e operasse una verifica del «Piano orientativo» riesaminando i problemi tecnici, economici, amministrativi e legislativi interessanti la materia. Inoltre nel dicembre 1966 si erano esauriti gli stanziamenti erogati (precisamente quelli disposti con le leggi 9 agosto 1954, n. 638 e 25 gennaio 1962, n. 11), cosa che rese necessario presentare il disegno di legge che diede vita alla legge 27 luglio 1967, n. 632.
Il disegno di legge di iniziativa governativa Autorizzazione di spesa per l'esecuzione di opere di sistemazione e difesa del suolo fu presentato in Senato (n. 2015) il 19 gennaio 1967 e assegnato per l'esame in sede referente alla Commissione Lavori pubblici, dove fu esaminato nel febbraio 1967. Discusso dall'Assemblea dal 7 al 14 marzo, fu approvato in quest'ultima data. Trasmesso alla Camera (n. 3939) il 17 marzo 1967, fu assegnato per l'esame in sede referente alla Commissione Lavori pubblici che l'esaminò nel maggio e nel giugno 1967 e poi discusso dall'Assemblea dal 20 al 22 giugno, quando fu approvato con emendamenti, assorbendo i disegni di legge di iniziativa parlamentare n. 1237 e n. 3745. Trasmesso di nuovo al Senato (n. 2015-B) il 26 giugno 1967 e assegnato per l'esame in sede referente alla Commissione Lavori pubblici, fu esaminato il 13 luglio 1967 e discusso e approvato, con emendamenti, dall'Assemblea il giorno seguente. Trasmesso ancora alla Camera (n. 3939-B) il 17 luglio, fu esaminato in sede referente dalla Commissione Lavori pubblici il 19 luglio e discusso dall'Assemblea il 20 e il 21 luglio, data in cui fu approvato definitivamente, divenendo la legge 27 luglio 1967, n. 632.
La legge prevedeva anche l'istituzione di questa Commissione consultiva, incaricata di esprimere il parere sulle norme delegate al Governo, in merito al coordinamento degli interventi concernenti l'intero bacino idrografico dei corsi d'acqua da parte del Magistrato alle acque, del Magistrato per il Po e dei Provveditorati regionali alle opere pubbliche, di competenza delle Amministrazioni dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali e pubblici.