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Uranio impoverito (XVI leg.) - Documenti e Atti parlamentari2001 - 2013

Periodo di attività della Commissione: XVI leg. (15 settembre 2010 - 9 gennaio 2013)


La «Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni» è stata istituita con deliberazione del 16 marzo 2010, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010. Successivamente, tale deliberazione fu integrata dalle deliberazioni del 22 febbraio e del 20 giugno 2012, che prorogarono fino al termine della legislatura la durata, originariamente prevista per due anni decorrenti dalla data della costituzione, e provvidero ad assicurare la continuità della relativa dotazione finanziaria.


Come previsto dall'articolo 2 della deliberazione istitutiva, la Commissione era composta da 21 senatori nominati dal Presidente del Senato che designava anche il suo Presidente tra i predetti componenti. La Commissione si costituì con la nomina a suo Presidente del senatore Costa (nomina annunciata il 4 agosto 2010) e con l'elezione, da parte della Commissione, degli altri membri dell'ufficio di Presidenza, avvenuta il 15 settembre 2010.


Il 22 maggio 2008 era stata presentata dal senatore Casson e da altri senatori la proposta di inchiesta parlamentare concernente l'«Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta che indaghi sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, anche sulla base dei dati epidemiologici disponibili, riferiti alle popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni» (Doc. XXII, n. 7). Successivamente, il 1° ottobre 2008, il senatore Balboni ed altri senatori presentarono l'analoga proposta dal titolo «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, nonché le popolazioni civili, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di vaccini» (Doc. XXII, n. 10). Nello stesso mese di ottobre i due documenti furono assegnati alla 4a Commissione permanente (Difesa) per il loro esame congiunto in sede referente e nel dicembre 2008 la Commissione decise per l'adozione di un testo unificato che venne discusso e approvato dall'Assemblea di Palazzo Madama nella seduta del 16 marzo 2010, dando vita alla deliberazione istitutiva.


La missione istituzionale, affidata alla Commissione di inchiesta dall'articolo 1 della deliberazione istitutiva, era caratterizzata da una sostanziale continuità con i compiti attribuiti alle omologhe Commissioni di inchiesta che avevano operato nella XIV e nella XV legislatura. Oggetto dell'indagine delle prime due Commissioni era stato quello di verificare i possibili effetti di contaminazione derivanti dall'uranio impoverito, utilizzato nelle corazze dei carri armati, nelle munizioni anticarro e in diversi tipi di proiettili, e individuare le cause di quella che è conosciuta come «sindrome dei Balcani», ossia quella lunga serie di malattie - per lo più linfomi di Hodgkin e altre forme cancerogene - che colpirono i soldati italiani al ritorno dalle missioni di pace internazionale. La Commissione di inchiesta della XVI legislatura ebbe però un campo d'indagine più ampio rispetto alle precedenti, perché si volle includere, tra i suoi compiti, l'osservazione di altri fattori di rischio per la salute emersi nel frattempo: tra questi in primo luogo l'amianto, che per lungo tempo è stato presente negli ambienti di servizio delle nostre Forze armate, soprattutto nelle navi militari, causando a molti militari imbarcati patologie asbesto correlate. Il campo di indagine si allargò, inoltre, ai vaccini somministrati al personale militare, in merito ai quali si ritenne opportuno verificare, come segnalato da alcuni indicatori, se in determinate condizioni di forte tossicità non potessero costituire un fattore di rischio.


La Commissione Difesa, nel corso dell'esame delle proposte avanzate dai senatori Casson e Balboni, mise in evidenza fondamentalmente quattro punti relativi all'attività della Commissione d'inchiesta da istituire. Il primo punto fu la necessità che tale attività si soffermasse, in particolare, su disturbi, patologie e danni messi in relazione alle pratiche di vaccinazione e all'azione dei vaccini in determinati contesti, vista la sempre più accertata gravità del fenomeno. Tale aspetto era già stato affrontato durante i lavori della Commissione di inchiesta della precedente legislatura. Il secondo punto fu che il campo di indagine della Commissione comprendesse anche, in modo esplicito, i danni e i rischi derivanti dalla presenza in ambito militare dell'amianto e del radon. Il terzo punto emerso nel dibattito in Commissione Difesa fu che la Commissione dovesse approfondire la questione dei risarcimenti, sottolineando la necessità di migliorare il sistema risarcitorio in termini di chiarezza e trasparenza, semplificando la normativa in materia, adottando procedure oggettive e cercando di equiparare il trattamento riservato alle vittime di patologie varie al trattamento riservato alle vittime del dovere e del terrorismo. Il quarto punto, infine, era che la Commissione d'inchiesta si avvalesse anche della collaborazione del «Comitato per la prevenzione e il controllo delle malattie» - istituito con apposito Decreto Ministeriale il 23 novembre 2007 dall'allora Ministro della Difesa Arturo Parisi e insediatosi il 14 dicembre dello stesso anno - al fine di indagare sui casi di malattia che avevano colpito i militari in missione e sul territorio nazionale; tale Comitato era composto da esperti delle diverse competenze scientifiche, segnalate dal CNR, dalle università e dalla sanità militare, e avrebbe potuto fornire un ottimo supporto al lavoro della Commissione.


La Commissione, nel corso della sua attività, volle avvalersi degli strumenti tipici dell'inchiesta parlamentare: in primo luogo ascoltò studiosi ed esperti, gli esponenti di vertice dell'autorità sanitaria militare, coloro che erano stati colpiti dalle patologie e i familiari di coloro che erano deceduti, nei casi in cui avevano fatto richiesta di essere ascoltati, nonché le associazioni di rappresentanza. Inoltre furono effettuate 6 missioni da parte di delegazioni della Commissione o di singoli componenti incaricati dal Presidente, nonché sopralluoghi tecnici presso poligoni di tiro militari. La Commissione si avvalse anche di 21 collaboratori esperti di riconosciuta fama delle diverse materie oggetto dell'indagine; tutte le consulenze, per deliberazione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi politici, furono prestate a titolo gratuito.


La Commissione, nel corso dell'attività istruttoria, tenne costantemente presente l'esigenza di correlare la ricerca sulle cause delle patologie e dei decessi a tutti gli altri temi dell'indagine, in particolare per quanto atteneva al profilo degli indennizzi per le vittime ed agli aspetti riconducibili al tema più generale della prevenzione. Proprio a questo fine, la Commissione ritenne suo dovere attenersi strettamente al profilo politico, normativo ed amministrativo delle diverse questioni affrontate che, per la loro stessa natura, comportavano numerose implicazioni sul piano più strettamente scientifico: la Commissione non intese mai entrare in tale ambito, né tantomeno ispirare i propri orientamenti o le proprie conclusioni a questa o quella ipotesi scientifica, sottolineando che si trattava di due piani diversi ed indipendenti che non dovevano interferire tra loro per non ledere, da un lato, l'autonomia della comunità scientifica e, dall'altro, per non condizionare e limitare in senso ideologico l'azione dell'organo parlamentare inquirente. Di fronte a un dibattito scientifico ancora aperto, la Commissione ritenne di dovere ribadire principi e criteri che a suo avviso potevano costituire un elemento di orientamento per l'azione delle istituzioni: in primo luogo, la necessità di ispirare la legislazione in materia di indennizzi ad un criterio probabilistico, che prescindesse dall'accertamento puntuale di un nesso di causalità tra esposizione ad agenti patogeni di varia natura e malattie invalidanti, spesso indimostrabile; la Commissione ritenne, in sostanza, che fosse necessario basarsi sulle circostanze di fatto che consentivano di identificare, in determinati contesti ambientali ed operativi, cause possibili, o concomitanza di cause possibili, riguardo all'insorgere delle patologie, secondo un principio di multifattorialità causale, evitando spiegazioni unilaterali, suscettibili di dare luogo a condanne spesso ingiustificate e ad altrettanto ingiustificate assoluzioni. Strettamente correlato a questo criterio era, per la Commissione, la necessità quindi di applicare il principio di precauzione in assenza di definitive conclusioni scientifiche su possibili fattori di rischio. La Commissione sostenne anche la necessità del principio di leale collaborazione tra le istituzioni, come pure l'importanza di una sinergia tra la Sanità civile e la Sanità militare.


La Commissione approvò una relazione intermedia (relatore Costa, Doc. XXII-bis, n. 6) il 18 gennaio 2012 che trasmise alla Presidenza del Senato il giorno successivo; successivamente approvò la relazione finale (relatore Costa, Doc. XXII-bis, n. 8) il 9 gennaio 2013, trasmettendola alla Presidenza del Senato lo stesso giorno.

Uranio impoverito (XVI leg.) - Documenti e Atti parlamentari

2001 - 2013

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